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[1285] | del vespro siciliano. | 295 |
non militar contro noi; ma non altri che Galard poi la osservò1.
Macalda intanto, sol essa non isbigottita tra tanti suoi partigiani, sperando tuttavia volger sossopra ogni cosa, andata era in Messina: ma con tal audacia fe’ rincrudire i governanti, i quali incontanente promulgan reo d’alto tradimento Alaimo; spoglianlo dei beni, e dispensanli a lor favoriti o partigiani; fan perir di mannaia a Girgenti il tredici gennaio Matteo Scaletta, fratel di Macalda, confessante, diceasi, congiura col cognato. Indi a diciannove febbraio incarcerarono nel castel di Messina la stessa Macalda co’ figli; alla quale era nulla tal rea fortuna, sì che ilare e contegnosa passava il tempo a giocare col principe arabo e co’ famigliari; e una volta, quando portossi l’ammiraglio a strapparle i titoli del feudo di Ficarra, essa, come nell’alto della possanza, il garrì: «Bel merto ne rende il padron tuo! Compagno, non re, il chiamammo; ed egli usurpa lo stato, e di soci fatti n’ha servi2. Bene a noi sta; ma digli che non muterei questi miei ceppi nè il palco, col suo trono pien di misfatti!» Sembra tuttavia che la sventura consumasse quest’animo che non potea domare; e che Macalda tosto morisse in prigione, perchè la storia null’altro ne dice di lei. Non andò guari che Alaimo co’ nipoti Adenolfo di Mineo e Giovanni di Mazzarino, nel campo di Pietro in Catalogna fur sostenuti. Un corriero diceasi preso con lettere di Alaimo al re di Francia, piene di tradimenti: ch’ei domandava sicurtà per sè e’ nipoti, e l’andrebbe a trovare, e fiderebbesi con dieci galee rivoltar
- ↑
- Bart. de Neocastro, cap. 88, 89.
- Francesco Pipino, in Muratori, R. I. S., tom. IX, cap. 18.
- Giachetto Malespini, cap. 224.
- Gio. Villani, lib. 7, cap. 96.
- Epistola di Alfonso a Eduardo, data il 4 gennaio 1289-90, in Rymer, Atti pubblici d’Inghilterra, tom. II.
- ↑ Bart. de Neocastro, cap. 88, 89, 91.