[1284] |
del vespro siciliano. |
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uomini di maggior seguito, due frati calabresi della famiglia
dei Lattari: talchè tutti alla nuova dominazione si volser gli animi;
fecersi occultamente le bandiere con le insegne di Sicilia; e un
soffio a’ Calabresi bastava a chiarirsi. Il fe’ Tropea, mossa da due
frati; e Strongoli, Martorano, Nicastro, Mesiano, Squillaci. E sì
certo pareva il tracollo della signoria di Carlo, che principiando a
fallirgli i suoi stessi, Giovanni de Ailli, o Alliata, francese,
signore di Fiumefreddo in val di Crati, venne a Messina a fare omaggio
all’infante Giacomo; il quale confermavagli quel feudo, e un altro ne
concedeva. Mileto, Monteleone e altre terre tentennarono ancora: tutte
le Calabrie perdeansi, se non era pel conte d’Artois. Questi, seguito
alquanto il re, com’ebbe quegli avvisi, pronto voltò coi suoi cavalli;
ponendosi a Monteleone a raffrenare i vogliosi di novità, e troncare i
passi a una picciola banda di almugaveri, che da Tropea tentava le
usate scorrerie ne’ casali d’intorno. I quali, or battuti dagli
almugaveri ed ora dal conte, più maledivano lui che i nemici; perchè a
nudrir le sue genti iva dissotterrando i grani occultati nella
durissima carestia di quell’anno. Arrigo Pier di Vacca, aragonese,
uomo di nome e valente in arme, mandato dall’infante Giacomo, forse in
Tropea, a maturare con l’autorità di vicario del re quegli importanti
moti delle Calabrie, poco operò per aver poche forze1.
- ↑
- Tutte queste fazioni con poco divario leggonsi in Bartolomeo de Neocastro, cap. 82.
- Saba Malaspina, cont., pag. 415 a 417.
Le confermano ancora i documenti qui notati:
- Diploma dato del campo sotto Reggio il 2 agosto duodecima Ind. (1284) a Riccardo Claremont, riguardanti sei terrazzani di Chiaramonte presi da costui per lor mali portamenti, adherendo et favendo Frederico Musca proditori et mugaveris inimicis nostris. Nel r. archivio di Napoli, reg. segn. 1283, A, fog. 166, a t.
- Diploma dato di Brindisi il 3 settembre tredicesima Ind. (1284) a Riccardo di Lauria e ai cittadini di Maratea. Sapendo i danni e le molestie che tuttodì soffrivano dai nemici, il re esortavali a tener fermo, promettea aiuto e compensi larghissimi; fidassero nella sua possanza e virtù, ibid., fog. 163, a t.
- Diploma dato di Brindisi il 5 settembre tredicesima Ind. Avendo testè inteso l’eccellenza del re che gl’infedeli almugaveri fossero corsi in masnade infino alle terre di Riccardo di Chiaramonte nei confini delle province di Basilicata e Principato, comandava a quei due giustizieri di adunar le loro forze di cavalli e fanti, e combattere questi nemici, ibid., fog. 60, a t.
- Diploma dato di Brindisi il 6 settembre tredicesima Ind. indirizzato a Riccardo di Claremont, permettendogli di richiedere ostaggi da alcuni suoi vassalli, sospetti nelle presenti turbazioni; e di ridurre sotto le fortezze gli abitanti de’ casali in pianura, ibid., fog. 161.
- Diploma dato di Melfi a 8 ottobre tredicesima Ind. per fornirsi danaro a Roberto conte d’Artois, vicario generale In Calabria, al quale n’era mestieri per vari negozi, ibid., fog. 179, a t.
- Diploma dato di Brindisi il 26 ottobre tredicesima Ind. Giovanni di Salerno è eletto capitan generale ad guerram contro i ribelli e nemici di Scalea. Comandasi di aiutarlo a’ giustizieri di Basilicata, Principato e val di Crati, agli uomini di quelle province, ed a Riccardo di Chiaramonte, ibid., fog. 51, a t.
- Diploma dato di Brindisi il 26 ottobre per destinarsi un capitano in Maratea, avendo i nemici occupato Scalea e i luoghi vicini, ibid., fog. 51, a t.
- Diploma dato di Brindisi a 8 novembre tredicesima Ind. Il giustiziere di Basilicata per mezzo di Bellono Bello da Messina, notaio e familiare del re, gli avea domandato quale eseguir prima tra tanti suoi ordini; cioè di raccorre la moneta della sovvenzione, d’aiutare Riccardo Chiaramonte, ec. Carlo scrivea che pensasse alla moneta, e differisse il resto, ibid., fog. 52.
- Diploma dato di Brindisi il 14 novembre per mandarsi 100 salme di frumento a Maratea, che soffriva la penuria, oltre le scorrerie e gl’insulti de’ nemici, ibid., fog. 52, a t.