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[1284] del vespro siciliano. 263

pie’ l’ammiraglio, e co’ riti dell’omaggio feudale, poste le sue nelle mani della regina: «Non fu unque vinto, le rispose, lo stendardo reale d’Aragona; nè oggi il sarà. Fidane, o regina, nel sommo Iddio.» Non senza lagrime allora gli altri guerrieri giurarono; li accomiatò Costanza; li salutò il popolo allo scioglier dal porto; e a Dio, alla Vergin Madre ne pregavan vittoria. Fece porre l’ammiraglio a una vicina spiaggia; in terra fe’ la mostra di tutte le genti; con brevità da soldato arringò: avrebbero entro due settimane una grandissima battaglia: andrebbero incontro a due flotte, l’una surta nel porto di Napoli, l’altra che venia di ponente. «Son settanta galee; ma come noi ci troviamo armati, o guerrieri, non paventiamo le cento.» E le soldatesche risposer d’un grido: «Andiamo andiamo, nostra è la vittoria.» Costeggiate le Calabrie, tennero il golfo di Salerno. Da ciò in Napoli nacque una voce, che Piero, tornato d’Aragona subitamente con tutta l’armata, navigasse pe’ mari di Principato. Mandovvisi a far la scoperta un genovese Navarro con legno da sessanta remi1: e costui un altro falso avviso riportò, frettolosamente riconosciuta la flotta da lungi per sole venti galee e poche fuste. Vantò dunque, tornato, che sarebbero anco troppe le ventotto galee del principe e la sua nave. Talchè salito in superbia il giovane Carlo, ordinava d’uscir contro al nimico; ma i Napoletani, che punto l’amavano, non vollero armarsi per lui.

Ruggiero in questo volteggiava cautamente fuori il golfo di Napoli, ignorando ove fosse re Carlo con la flotta provenzale; e volea cogliere il tempo a slanciarsi o su lui o sul principe. A Capri dunque ancorò dapprima, divisando

  1. Questo particolare è scritto dal d’Esclot. A mostrar la somma sua diligenza noteremo che per vero da un diploma del 20 giugno 1284 si vede che fosse a’ soldi del governo di Napoli la nave di questo genovese Navarro. Nel r. archivio di Napoli, reg. seg. 1291, A, fog. 4, a t.