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del vespro siciliano. |
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del reame di
Puglia1, accattava grosse somme da mercatanti toscani con
guarentigia dello stesso Martino e delle decime ecclesiastiche2: e
quando il bisogno più strinse,
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- Diploma dato di Nicotra il 25 novembre duodecima Ind. (1283), indirizzato a tutti gli uomini di tutti i giustizierati del reame di Puglia. Proponendosi il principe di Salerno di andar nella vegnente primavera sopra la Sicilia, con grandissima flotta ed esercito, al totale sterminamento dell’isola, chiedea per tutte le province di terraferma il sussidio «che non pativa differimento, ed era appunto conforme alle recenti costituzioni del re suo genitore.» Nel r. archivio di Napoli, reg. seg. 1283, A, fog. 71.
- Altro diploma, ibid., fog. 80 a t., dato di Napoli il 26 aprile duodecima Ind. (1284). È una sollecitazione del sussidio per la impresa contro i ribelli.
- Diploma dato di Foggia il 24 gennaio duodecima Ind. (1284) sulle querele universorum gallicorum et aliorum ultramontanorum in civitate Neapolis commorantium, lagnantisi che da lor si volesse riscuotere la presente sovvenzione generale. Il principe di Salerno comandava non fossero molestati; perocchè per privilegio di re Carlo erano stati francati da tutte le collette e sovvenzioni, pel passaggio contro la ribelle isola di Sicilia. Ibid., fog., 19, a t.
- Diploma dato di Melfi a dì 8 marzo duodecima Ind. (1284), pel quale furon cedute a un condottiere, pei suoi stipendi, once 400 su le sovvenzioni generali dovute da alcune terre. Si legge bandita la sovvenzione in subsidium expensarum futuri nostri passagii in proximo futuro vere contra rebellem insulam Sicilie. Ibid., fog. 2, a t.
- Un altro diploma, ibid., dato di Napoli 12 aprile duodecima Ind. mostrava queste sovvenzioni non eccedere i limiti, che s’eran posti nei capitoli del parlamento di San Martino.
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- Diploma del 2 dicembre duodecima Ind. (1283). È la scritta del ricevuto per once 15,000, che la compagnia de’ Bonaccorsi di Firenze avea pagato per conto del principe di Salerno in Roma, nel corso dell’anno 1283, in carlini e fiorin d’oro, i primi ragionati a 4, i secondi a 5 per oncia. Nel r. archivio di Napoli, reg. seg. 1283, A fog. 75.
- Altro del 13 febbraio duodecima Ind. (1284), ibid., fog. 99, dato di Bari, dove il principe di Salerno confessa avere ricevuto once 10,000, da papa Martino, tolte in prestito per virtù del permesso di accattare infino a 100,000 once con sicurtà su i beni qualunque della corona; permesso datogli dal padre, con un altro diploma che si trascrive, dato Salorum in Andegavia, 1283, 14 luglio undecima Ind., anno 7 del regno di Gerusalemme e 19 di Sicilia.
- Conti di Adamo de Dussiaco tesoriere, dal 1 settembre a tutto febbraio duodecima Ind. In que’ sei mesi si eran maneggiate meglio che 36 mille once, ritratte da varie partite, tra le quali sono notevoli: once 10,175 di tasse straordinarie, once 16,319 per decime pagate dal papa e da mercatanti lucchesi, once 500 prestate del suo dal cardinal Gherardo, once 695 da mercatanti romani a usura, che sono per l’argento impegnato come nel docum. XII. Le spese sono per arredi, soldi alla famiglia del re, e a cavalli e fanti dell’esercito di Calabria con Artois: e 5,000 once per acconciamento di galee, delle quali once 4,000 mandate in Provenza. Vi si leggono i nomi di vari condottieri: Goffredo di Joinville, il visconte di Tereblaye, Ugone de Grenat, Giovanni de Alnect, Pietro de Bremur, Giovanni de Montfort conte di Squillaci, ec. Nel citato reg. 1283, A, fog. 132, 134.
- Diploma dato di Melfi a 16 marzo duodecima Ind. (1284) per l’imprestito di once 1,918 da mercatanti senesi. Ibid., fog. 29.
- Diploma dato di Napoli a 26 aprile duodecima Ind. (1284). Carlo principe di Salerno a papa Martino. Per l’autorità datagli dal padre di accattare infino a 100,000 once d’oro, avea tolto altre somme di danari. Confessa qui avere ricevuto da Bullono e Vermiglietto, mercatanti lucchesi, once 15,608 di oro sul danaro delle decime ecclesiastiche accordate per la guerra, con guarentigia della santa sede. Richiede il papa che ne dia credito a que’ mercatanti. Ibid., fog. 131.