[1284] |
del vespro siciliano. |
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per anco scadute, delle chiese di Provenza, d’Arles e degli altri
domini di Carlo a lui assegnò per la siciliana guerra; dando autorità
ai legati pontificî di sforzare i vescovi al pagamento1. A Venezia
s’adoprò, sollecitato dal principe di Salerno dopo la sconfitta di
Malta, ad armargli una ventina di galee, offrendo porger da’ tesori
apostolici cinquemila once d’oro: ma l’accorta repubblica rispose: «Nè
al re d’Aragona, nè ad altri cristiani moverebbe mai guerra senza
cagione2;» e richiamò in osservanza un’antica legge per la quale
vietavasi ai privati di prender l’armi per alcuno stato straniero,
senza permesso del doge e d’ambo i consigli; bello statuto secondo
ragion pubblica e delle genti, del quale sdegnossi pure la corte di
Roma come d’offesa, e pel cardinale di Porto, legato, scomunicò
Venezia, ribenedetta poi nell’ottantacinque da papa Onorio per maggior
prudenza di stato3. Tre legati del principe venivano inoltre a
Martino, a ridomandar moneta pel passaggio di Sicilia; ed ei dando di
piglio nei tesori delle decime di tutta la cristianità, levate già per
la impresa di Terrasanta da papa Gregorio e dal concilio di Lione, or
ne forniva per la guerra siciliana ventottomila trecentonovantatrè
once d’oro, non picciola somma, secondo que’ tempi: ordinando bensì
che la più parte si maneggiasse dal cardinal Gherardo, in cui più
fidava4.
- ↑ Raynald, Ann. ecc., 1284, §. 10.
- ↑ Ibid., 1283, §. 40. Il breve al principe Carlo, posteriore al fatto, è dato il 22 aprile 1284.
D’Esclot, cap. 115, riferisce la risposta dei Veneziani.
- ↑ Raynald, Ann. ecc., 1285, §. 63 e 64.
Quivi si legge la bolla di Onorio, data di Tivoli il 4 agosto, anno 1.
- ↑ Raynald, Ann. ecc., 1283, §. 40, nel detto breve del 22 aprile 1284.
Saba Malaspina, cont., pag. 418. Veggansi anche i diplomi citati qui appresso per vari imprestiti del papa.