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[1283] | del vespro siciliano. | 245 |
Filippo; e a tutti i suoi baroni comandò si trovassero al duello1: onde tal romore ne corse per lo reame, che in ogni luogo la nobiltà fremeva arme, cavalcava, sperando entrar nella battaglia, o, se non altro, vederla: e traeano a torme a Bordeaux, come se già si rompesse la guerra. Indi in que’ piani re Carlo fe’ costruire assai capace la lizza, bislunga, girata di gradi a guisa d’anfiteatro, saldissima di legname e di ferro, con due alloggiamenti per le due bande nimiche, affortificati di steccato e fosso; l’uno all’un capo, l’altro all’opposto presso la porta, ch’unica se n’aprì per l’entrata e l’uscita. Ma queste vicine stanze ai Francesi, le prime assegnavansi a que’ d’Aragona; onde si bucinò, che divisassero i Francesi, restando vincitore il nimico, occupar con gente di fuori la porta, e, chiuso nello steccato, farne macello. Maggiori sospetti destava il raccontato armamento universale di Francia, e ’l sapersi tutti i passi d’intorno Bordeaux occupati da gente francese.
Navigò Pietro di Trapani ver ponente a golfo lanciato; ch’entrato in mare il dì undici maggio, forte il travagliava un timore di non giugnere a tempo. A ostro da Sardegna, l’investe un tempo fortunale; ed egli accorgendosi che a vele non si facea, rinforzate di remiganti due delle galee, passavi dalla sua nave con tre soli cavalieri: comanda di guadagnar l’isola a ogni costo, mare e venti spregiando, e i pirati frequentissimi; e a Ramondo Marquet, l’ammiraglio, che lo scongiurava non si gettasse tra tanti rischi: «No, rispose, perch’io mi trovi alla battaglia, quanto mortale far possa, io il farò. Il mio fato, qual che siasi, è scritto, è immutabile; e meglio conviene a’ mortali darsi impavidi alla fortuna, che far vani sforzi a fuggirla.» Con tale animo, rifocillatosi a terra un istante, si commette di nuovo sul legno, contro un ponente che il traportò fino a vista d’Affrica. Maledisse allora i fati che ’l traeano a parer
- ↑ Questo è accettato dal Nangis, e da altri scrittori di parte francese.