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[1283] | del vespro siciliano. | 227 |
immansueti. Volle mostrar da vicino la regia autorità per le terre più affette a Gualtier da Caltagirone. Però comanda che l’infante ed Alaimo il seguan tosto; ed ei va a Mineo il ventotto aprile: dove intendendo essersi gridata già a Noto la ribellione, a stigazion di Gualtiero, da Bongiovanni di Noto, Tano Tusco, Baiamonte d’Eraclea, Giovanni da Mazzarino, Adenolfo da Mineo e altri molti, aspetta Alaimo e il figliuolo; consultane con essi di sopraccorrere su i sollevati senza dar loro tempo a ordinarsi; e avvia que’ due a Noto; ei cavalca per Caltagirone a trovar dritto Gualtiero. L’irresoluto non l’aspettò; ma borbottando co’ suoi che non sosterrebbe il sembiante di questo principe, cortese a lui sì, ma soperchiatore e pessimo nella signoria, si ridusse nella forte terra di Butera. Il re vedendolo dileguare e spregiandolo, senz’altro indugio fu a Trapani ad affrettare il viaggio1.
Alaimo intanto spegnea senza sangue i ribelli. All’entrar di maggio appresentatosi a Noto con Giacomo, lascia il giovanotto poco lungi dalla città; egli fattosi con quattro uomini soli alla serrata e non difesa porta, e abbattutala, al popol grida a gran voce, che corra all’incontro del re. E il popolo, aggreggatoglisi intorno a que’ detti, docilmente correva a salutare l’infante; perchè se il nome di Gualtiero e’ l romor de’ suoi seguaci il sommossero un istante, non potea per anco bramar gagliardamente nuove mutazioni di stato; nè senza forte volere il popol resiste a grandi nomi ed opere risolute. Indi ognuno abbandonò Bongiovanni, che minacciando era accorso; ma forza gli fu arrendersi ad Alaimo, e gittargli ai pie’ le sue armi. Tano Tusco fuggendo è preso, e alla tortura svela ogni cosa2.
Ignorando questi eventi, Gualtiero se ne stava in Butera, armato come in ribellione, e spreparato d’animo e di guardie