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212 la guerra [1282]

farebbero con promulgar dicerie d’umanità, legittimità, bilancia di potere, comodi de’ commerci, bene de’ popoli.

E Pietro ebbe il destro d’esplorar pei messaggi affaticantisi in que’ riti cavallereschi, la condizione e postura de’ nimici, su i quali s’apprestava a portar la vera guerra1: e volle incominciarla con infestagion di truppe leggiere, che riconoscesser meglio il paese, e gli coprisser lo sbarco. Ondechè sapendo da Bertrando de Cannellis, reduce dal campo francese, come duemila cavalli e altrettanti pedoni a mala guardia se ne stessero alla Catona; mosso ancora dal pregar degli almogaveri, ch’anelavan battaglia e bottino, il sei novembre appresso il tramonto, fea partir chetamente da Messina quindici galee con un grosso di fanti sotto il comando del suo natural figliuolo; cui pur non affidò altrimenti il disegno, che in un plico da schiudersi in mare. Colto all’improvvista così a profonda notte il presidio della Catona; fatto assai strage e prigioni; volti in fuga i più; e incalzati infino a Reggio: che fu trapasso degli ordini, pericolosissimo perchè raggiornava. Spiacque al re sì forte la temerità di Giacomo, che per amor che gli portasse, nè per merito della vittoria e preda, non si trattenne dal torgli il comando: e a stento ad intercession de’ baroni gli perdonò gastigo più grave; pensando che solo uno estremo rigor di ordini potesse render sicuri2 quegli audacissimi

  1. Saba Malaspina, cont., pag. 386.
  2. * Ibidem, pag. 389, 390.
    • Bart. de Neocastro, cap. 55, 56.
    • Nic. Speciale, lib. 1, cap. 19.
    • Bernardo d’Esclot, cap. 102, il quale aggiugne la valente ritirata di 30 almogaveri restati in terra, e le straordinarie prove d’un condottiere di questa gente. * Ramondo Montaner, cap. 20, narra diversa e strana questa fazione, e vi fa uccidere il conte di Alençon, da lui detto di Lauço, il quale morì alcuni mesi appresso nel campo di Santo Martino, e non in questa fazione. E veramente ei fu uno dei capitani che consigliarono nel cominciar del seguente anno 1283 il tramutamento del campo da Reggio al piano di Santo Martino, come si scorge da un diploma del principe di Salerno, cavato dal r. archivio di Napoli, e citato da D. Ferrante della Marra. Discorsi, Napoli, 1641, pag. 46, a t.
    • Veggasi anche l’altro diploma del 20 aprile 1283, citato al cap. X di questo lavoro.
    • Nelle Geste de’ conti di Barcellona, cap. 28, si dice ferito nelle fazioni di Calabria il conte Pietro d’Alençon, e mortone qualche tempo appresso.