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del vespro siciliano. |
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del duello si disputò lunga pezza; perciocchè re Carlo non amando a misurar le declinanti sue forze con la robusta età dell’Aragonese, volea compagni molti al combattere, chè tanti sì prodi, avvisava, non potrebbe trovar l’avversario: e questi, tenendosi al singolare combattimento, offria venirne senz’arnese contro Carlo coperto di tutt’arme; e sì ricusava il duello in Calabria, a meno che non gli si desse in istatico il principe stesso di Salerno. Accordaronsi al fine che i due re con cento cavalieri per ciascuno s’affrontassero a provare: «Carlo, come provocatore, esser Piero entrato nel reame di Sicilia contra ragione e in mal modo, senza sfidarlo dapprima: e il re di Aragona, come difensore, che l’occupazione e tutt’altro fatto contro Carlo, non fossero macchia all’onor suo, nè opera da vergognarne dinanzi a dignità di tribunale o cospetto d’uom giusto.» Ad ultimar la scelta del luogo e del tempo, si deputavan sei cavalieri dell’uno e sei dell’altro, per lettere patenti date il ventisei dicembre. I quali, convenuti nel real palagio di Messina, ferman, che si combatta in campo chiuso nel contado di Bordeaux in Guascogna, come vicino a Francia e ad Aragona, e tenuto dal giusto Eduardo re d’Inghilterra: il primo giugno milledugentottantatrè si presentin quivi i