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[1282] del vespro siciliano. 207


Permutate lor sorti, la Sicilia si faceva ad assaltare, a portar fomite e aiuto ai popoli scontenti, a turbar di là dallo stretto ogni cosa: e Carlo alla meglio recavasi in atto di difesa nel discredito della sua diffalta. La vien palliando perciò con iscrivere ai magistrati di terraferma, affinchè non restin presi alle ciance del volgo, com’ei, dato spaventevole guasto alle campagne di Messina, percossa e condotta agli estremi la città, da non poterle ormai giovar nulla il sospeso assedio, sopravvenendo il verno, s’era consigliato, per la comodità delle vittuaglie e la sicurezza delle navi, a ritirar gli alloggiamenti un pocolin1 di qua dallo stretto; per tornar poi a migliore stagione, con più formidabile apparecchiamento, da schiacciar sotto i suoi piè le corna dei protervi ribelli2. Cotesti vanti tradiva con una sollecitudine estrema di custodir le spiagge da tutta incursione di que’ che pur chiamava pirati; e ponea velette e pattuglie; ordinava segnali, di fuoco la notte, di fumo il dì, che desser l’allarme scoprendo la nostra bandiera3: perchè in vero l’aragonese e siciliana flotta correa vincitrice il Tirreno; armandosi di più parecchi galeoni a corseggiare4; onde grave il danno, e maggior lo spavento, stendeasi per le marine di tutto il reame di Puglia. A mettervi riparo ordinò Carlo ancora di racconciar prestamente tutte le galee, e cento teride5. Rimandate le milizie feudali del regno e gl’italiani aiuti, tenne insieme i soli Francesi e

  1. Aliquantulum.
  2. Diploma del 29 settembre 1282, docum. IX.
  3. Diploma del 2 ottobre 1282, citato nell’Elenco delle pergamene del r. archivio di Napoli, tom. I, pag. 244, e anche in parte trascrittovi nella nota che continua infine a pag. 246.
  4. Saba Malaspina, cont., pag. 395.
  5. Elenco delle pergamene sud., tom. I, pag. 247.