ad uguaglianza e viver libero. Donde, volgendo prestamente la feudalità all’anarchia feudale, e questa nel nuovo ordine imbattendosi, sursero nel secolo undecimo repubbliche mercantesche; nel seguente e nel decimoterzo, la Lombardia e la Toscana fioriron di città industri e guerriere, che scosso ogni giogo, si governarono a comune: e i feudatari si fecero cittadini o condottieri, alla lor volta richiedendo il sostegno delle città divenute più forti. E quando il reggimento di pochi o di un solo occupava alcuna città, d’altra fatta esso rinasceva, e meno tendente a barbarie; perchè non più n’era fondamento la ignava necessità del vassallaggio, ma la divisione o l’inganno de’ cittadini; i quali, se metteansi il giogo sul collo, non mutavano i modi del vivere, nè perdeano la virtù di affranchirsi. Rinnovellandosi in tal guisa gli ordini civili, fortificossi la virtù guerriera; si rianimarono le virtù cittadine; si apersero gl’ingegni agli alti concetti della filosofia e della politica; una forza ignota agli oltramontani solidamente feroci, scorse di nuovo per le vene dell’italian popolo, stato dianzi signore del mondo. Il perchè gagliardamente ributtaronsi gl’imperatori accaniti con loro masnade a ripigliare il dominio; ma non tolleraronsi gli ordini, che poteano scacciarli per sempre. E ’l rapido accrescimento dell’ordine popolare ne fu cagione. Perocchè in altre nazioni, generandosi lentamente, fu adulto assai secoli appresso, quando la monarchia, domi i baroni, avea consolidato e reso uno il reame; onde il popolo, riscotendosi, fu animato da virtù nazionale. Ma in Italia surse mentre province e città erano più stranamente divise dall’anarchia feudale; laonde, non veggendo altro che i propri confini, quei popoli presero umori e virtù municipali. Operose virtù, che prodigiosamente aumentarono la possanza di ogni città; ma tolsero al tutto che l’universale in reggimento durevole s’assestasse. Così se in alcuna provincia si feano accordi a comune