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[1282] | del vespro siciliano. | 203 |
pervenuti alla città, col folto popolo si feano innanzi al re i sacerdoti, i cittadini più autorevoli, e la sinagoga de’ reietti Giudei, per loro ricchezze or carezzati, or manomessi in quei secoli. Solo cavalcava Piero con tutti onori di monarca: le strade al suo passaggio trovava parate a drappi di seta e d’oro; il suolo sparso di verdi ramoscelli ed erbe odorose. Smontato subito al duomo, rende grazie a Dio, entra in piacevoli parlari coi cittadini, affabile e grato in ogni atto; e loda i monumenti della città, e richiede d’ogni minuta sua cosa. Passò indi alla reggia, raccolto dalle più nobili donne, tra le quali non mancò la Macalda: ed ella ed Alaimo sedean anco a mensa col re. A ciò seguiron le pubbliche feste, splendidissime per la ricchezza, liete per l’affratellarsi dei cittadini coi seguaci di Pietro. Sciolsersi i voti fatti al Cielo nel tempo dell’assedio; nè altro spirava il paese, dice Bartolomeo de Neocastro, che ilarità, pace, e sollazzo1.
Ma ripigliaronsi in pochi dì le fatiche dell’arme, come vedeansi per lo stretto le nemiche navi a stuoli ritornar da Catona ai vari porti del regno. Era entrato il nove ottobre in Messina con ventidue galee catalane Giacomo Perez, natural figliuolo del re; e altre quindici delle disarmate in quel porto n’avea fatto allestir Piero tra gli stessi primi
- ↑ Bart. de Neocastro, cap. 53.
Nic. Speciale, lib. 1, cap. 18.
D’Esclot, cap. 96.
Montaner, cap. 65.
Cron. sic. della cospirazione di Procida, pag. 274.
Quanto a’ Giudei non è dubbio che in Messina e in molte altre città della Sicilia, fossero in gran numero e considerazione per le industrie e i commerci. Le nostre leggi del tempo, per non dir di tante altre memorie, ne fanno spesso menzione. E si ritrae che in Messina i Giudei, al par che i cristiani, fossero molto addetti all’industria delle tintorie, da un diploma del 24 gennaio 1292, che leggiamo presso il Testa, Vita di Federigo l’Aragonese, docum. XV.