altro nobile
scritto, più misurato della prima rimostranza; come portava il novello
governo regio e baronale. In esso, replicate a lungo le enormezze
della tirannide straniera, toccossi della signoria profferta dopo il
vespro al sommo pontefice, e ricusata; onde la nazione s’era volta ad
altro principe; e il sommo Iddio, in luogo del vicario di san Pietro,
un altro Pietro, scherza così lo scritto, aveale mandato. Con ciò
ricordarono a Martino severamente, ch’ei francese, sulla cattedra
dell’apostolo dovea ascoltare la verità, non le passioni di parte; nè
a dritta piegar nè a manca; nè proceder contro i Siciliani sì
tempestosamente1.
- ↑ Si legge questo documento nell’Anon. chron. sic., cap. 40, e altrove; ed è accennato in Raynald, Ann. ecc. 1282, §. 19.
Il Pirri, tom. I, pag. 150, non saprei su quale autorità, dice mandata la lettera con Pietro Santafede arcivescovo di Palermo. Per lo contrario io crederei piuttosto che quell’arcivescovo fosse stato tutto di parte angioina. È valido argomento a supporlo dimorante in Napoli in questo tempo, un diploma dato di Napoli a 2 maggio duodecima Ind. (1284), in quel r. archivio, reg. seg. 1288, A, fog. 117, dal quale si vede che tra gli altri danari tolti in prestito dalla corte angioina, v’ebbero once 200 dagli esecutori del testamento venerabilis patris quondam Petri Panormitani archiepiscopi.