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184 la guerra [1282]

il plauso della moltitudine, il grido de’ soldati, e lo squillo delle trombe, che rintronò, scrive Saba Malaspina, fin a Morreale, città a quattro miglia in sul poggio a libeccio di Palermo. Con tal gioia andò Pietro in palagio; ebber le sue genti larga ospitalità per le case de’ cittadini1.

Ma da’ festeggiamenti, le luminarie, le ferie de’ lavorieri, e i presenti di danaro, che Montaner dice ricusati dal re, si venne a solennità più augusta. Al terzo dì, scrive d’Esclot, adunavasi in Palermo il parlamento de’ baroni, cavalieri, e rappresentanti delle città e ville. Ai quali Pietro domandava, se per vero deliberato avessero la profferta della corona fattagli in Affrica dagli ambasciadori: e un cavaliero rispondea di sì; e poichè tutto il parlamento a una voce l’assentì: «Degnisi ora il re, ripigliava quel cavaliero, accordar le franchige de’ tempi del buon re Guglielmo, e lascerà memoria di sè gratissima, eterna, e cattiverà i Siciliani a ogni voler suo.» Pietro accordolle; e ne promesse i diplomi. Allora tutti i parlamentari levandosi in piè, gli giuravano fedeltà; un gran banchetto imbandivasi al re e a’ cavalieri2. Ma non credo vero, com’altri scrive, che indi si cingesse a Pietro la corona

  1. Bart. de Neocastro, cap. 45.
    Nic. Speciale, lib. 1, cap. 13.
    Saba Malaspina, cont., pag. 379.
    D’Esclot, cap. 90 e 91.
    Montaner, cap. 60.
    Gio. Villani, e Giachetto Malespini, loc. cit., Cron. della cospirazione di Procida, pag. 270.
    I particolari non leggonsi tutti a un modo, in ciascuna di queste cronache.
  2. D’Esclot, cap. 91.
    Del parlamento fa cenno il Montaner, cap. 60.
    E più distintamente lo scrittore delle Geste dei conti di Barcellona, le cui parole, cap. 28, loc. cit., son queste: Apud Palermum cum regnicolis omnibus in genere celebre curiam celebravit, in qua omnibus pristinis libertatibus siculis restitutis, ac de thesauro regio muneribus elargitis, etc.