l’assedio di Messina, trovando scarsi
tutti i partiti, e dall’uno correndo all’altro, com’avviene negli
estremi pericoli. E parlava alcun già da disperato di fuggir dalla
misera patria, quando il Queralto, testè arrivato, appresentossi in
parlamento a mostrare una via di salvezza: chiamassero al regno Pier
d’Aragona, principe di gran mente, di gran valore, vicino con gente
agguerrita, spalleggiato da indisputabili dritti alla corona. Messo
questo partito dunque tra i consapevoli e gli sbigottiti, d’un subito
fu vinto; deliberandosi d’offrire a Pietro la corona, a patto
ch’osservasse tutte leggi, franchige, e costumi del tempo di Guglielmo
il Buono, e soccorresse la Sicilia con le sue forze fino a scacciarne
i nimici1: del quale messaggio mandavansi apportatori in Affrica
con lettere e pien mandato di tutte le siciliane città, Niccolò
Coppola da Palermo e Pain Porcella catalano2. Bartolomeo de
Neocastro aggiugne
- ↑ Queste condizioni, taciute dagli altri, e pur necessarie, son riferite dal d’Esclot, cap. 90, 91.
- ↑
- Anon. chron. sic., cap. 40.
- Nic. Speciale, lib. 1, cap. 8 e 9.
- Saba Malaspina, cont., pag. 373, 374.
- Ann. genovesi, in Muratori, R. I. S., tom. VI, pag. 576.
- Pao. di Pietro, in Muratori, R. I. S., tom. XXVI, agg. pag. 37.
- D’Esclot, cap. 87.
- Montaner, cap. 54.
- Giach. Malespini, cap. 212.
- Gio. Villani, lib. 7, cap. 69.
- Cron. della cospirazione di Procida, loc. cit., pag. 269.
Questi tre ultimi, in loro errore, portano Giovanni di Procida ito ambasciador de’ Siciliani a re Pietro.
Lasciando da parte il Montaner, che nulla dice della deliberazione del parlamento siciliano, e racconta l’ambasciata in modo assai strano, è notevole che il d’Esclot porta espressamente questo parlamento in Palermo nel tempo dell’assedio di Messina, e lo accordo generale nella esaltazione di Pietro, a proposta del capitano del popolo. Non dice la persona, nè indica l’uficio di costui in modo più particolare. Potrebbe indi supporsi che presedesse in quell’incontro al parlamento, il primo de’ capitani del popolo di Palermo, Ruggiero Mastrangelo, che alla esaltazione di re Pietro ebbe, forse in merito di tal servigio, la carica di giustiziere ne’ territori di Geraci, Cefalù, e Termini. Diploma dell’8 febbraio 1283, ne’ Mss. della Bibl. com. di Palermo, Q. q. G. 12.