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[1282] | del vespro siciliano. | 179 |
Dopo questi fatti d’arme, nuov’arte, suggerita da Loria e dagli altri
usciti italiani, divisava il re ad aggirar le genti sue; e insieme
tener a bada il papa, che non vibrasse anzi tempo i suoi colpi;
onestare appo gli altri potentati la meditata impresa; vincer le
ultime dubbiezze in Sicilia. Chiamati i principali dello esercito, di
loro assentimento inviò al papa con due galee Guglielmo di Castelnuovo
e Pietro Queralto, che sponessero la sconfitta degli infedeli, e
chiedessero i favori soliti in tali guerre: legato apostolico; bando
della croce; protezion della Chiesa sulle terre del re e de’ suoi in
Ispagna; e le decime ecclesiastiche, raccolte già e serbate. Queste
grazie, ei pensava, consentite renderebbel sì forte da potersi scoprir
senza pericolo, negate darebber pretesto a volgersi ad altra
impresa1. Ma gli oratori navigando d’Affrica a Montefiascone, ove
papa Martino fuggiva il caldo della state, o i romori già surti in
Italia contro parte guelfa2, approdarono, come se sforzati da’
venti, in Palermo; mentre i baroni e i sindichi delle città ragunati a
parlamento, in gravissima cura si travagliavano3.
Nella chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio, bel monumento de’ tempi normanni, ch’or addimandasi della Martorana, sedeva il parlamento costernato e ansioso per
- ↑
- Saba Malaspina, cont., pag. 375.
- Montaner, cap. 52.
- D’Esclot, cap. 84, 85.
- Geste de’ conti di Barcellona, cap. 28, loc. cit.
- Diploma di Pier d’Aragona, in Rymer, Atti pubblici d’Inghilterra, tom. II, pag. 208.
- Surita, lib. 4, cap. 21.
- ↑ Saba Malaspina, cont., pag. 376.
- ↑ Anon. chron. sic., cap. 40.
Queste sollecitazioni a’ Siciliani sono apposte a Pietro dal Nangis, in Duchesne, Hist. franc. script., tom. V, pag. 539; e sì da papa Martino nel processo, che leggesi appo Raynald, Ann. ecc., 1283, §. 21.