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178 | la guerra | [1282] |
Trovò Pietro mutata quivi ogni cosa per l’annunzio precorso, o
loquacità del Saraceno alleato, o tradimento altrui. Abbandonato era
in Collo il porto, e la città: e da mercatanti pisani seppe indi a
poco, ucciso il signore, e Costantina in man dei nemici: ma quanto più
perduta parea l’impresa, tanto più per grand’osare e gran vedere ei
rifulse innanti i Catalani, e con la gloria si cattivò quegli
indipendenti animi. Al veder solinga e muta la spiaggia, il soldato
temea frode de’ barbari; esitava fino al predare; e negava entrar
nella terra, se non era pel re. Tutto solo con un compagno si fa egli
alle porte; smonta di cavallo, mette l’orecchio a fior di terreno per
coglier qualche leggiero rimbombo: e fatto certo che persona viva non
v’ha, rassicurando i suoi, entra egli primo. Solo indi, o con pochi,
cavalcava a riconoscere il paese; con pronte arti rafforzava il campo;
guardava i passi; spiava ogni movimento dei nemici: e venendosi alle
mani, tra i più feroci quasi temerario pugnava. Le geste non ci faremo
a narrare, scorgendone le memorie maravigliose tutte, e diverse tra
loro; perchè gli ambasciadori mandati al papa, o i soldati che
raccontaronle o scrisserle, ingrandian favoleggiando le migliaia di
migliaia di barbari; gli spaventevoli scontri; il macello; la virtù
dei fedeli; i memorabili fatti de’ baroni dell’oste. La somma è, che
da religione e abborrimento di violenza straniera, le torme de’
cavalli arabi piombaron su i Catalani, che li avanzavano d’arte e
d’animo e li respinser indi con molta uccisione. Ma non bastavan essi
nè ad espugnar Costantina, nè ad innoltrarsi altrimenti nel nimico
paese1.
- ↑
- Saba Malaspina, cont., pag. 361 e 367.
- Bart. de Neocastro, cap. 17.
- D’Esclot, cap. 80, 83, 89.
- Montaner, cap. 51, 53, 55, 85.