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del vespro siciliano. |
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lotta, ascesero
alquanti sul muro; ma non n’ebber che diversa la via della morte, non
bersagliati da lungi, spacciati da petto a petto co’ brandi. Alaimo
sfavillante in volto, corre per ogni luogo, agli steccati, agli
spaldi, ov’è maggior l’uopo, ove più aspro il pericolo; sopravvede i
movimenti del nimico, regge tutta la difesa, rifornisce gli stanchi
co’ freschi guerrieri, supplisce l’arme, esorta, e combatte. Con esso
i condottieri, i cittadini di maggior nome adopran tutti secondo la
prova estrema e disperata: in tutto il popolo è una virtù. «Viva
Messina e libertà;» e torna la lena a’ petti, e s’addoppia il vigore
alle braccia, e non è chi curi di colpi e di morte. Nel fitto nembo
de’ tiri vedeansi le donne sopraccorrer franche, piene i grembiali di
sassi, cariche di saette a fasci, di fiaschi e cibi a ristorare i
forti fratelli. E quali mostrando lor bambini in braccio, ricordavano
che li sgozzerebbe quello spietato straniero; e che vedrebbero rapite
le sacre vergini, contaminati i casti letti, strage e vergogna, e
spianata Messina, se fino al l’ultimo fiato non si pugnasse. Così
infiammati i nostri da’ più santi affetti dell’animo, i nimici da
avarizia e paura de’ duci, travagliavansi da mattino a vespro; ma la
furia dello assalto indarno contro la nobil cittade si consumò.
Stendeasi a pie’ delle mura spaventosa ghirlanda di fracassate
macchine, spezzate armi, cadaveri mutili e abbronzati atteggiati in
ogni più strana convulsione di morte; e fu maggiore assai il macello
de’ Francesi che degli Italiani dell’oste, perchè, noti alle insegne,
men li bersagliavano i nostri. Il re sul limitare della chiesa di
Santa Maria, rodeasi di rabbia agli impotenti assalti, quando un
dottor Bonaccorso1 l’imberciò dalle mura con bel tiro di
- ↑ Bartolomeo de Neocastro dice maestro. Questo vocabolo aggiunto a titoli d’uficio era dignità: maestro giustiziere, maestro de’ conti; aggiunto ad arte avea il significato che oggi conserva in Italia. Ma par che ai soli dottori in medicina o altra scienza si dicesse assolutamente maestro, in titolo d’onore: di che, per lasciar le tante memorie pubblicate e notissime de’ secoli XIII e XIV, citerò solo le numerose cedole reali ad avvocati, medici, e cerusici, chiamati tutti assolutamente magister, ch’è appunto il dottore o professore d’oggidì.