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[1282] | del vespro siciliano. | 163 |
Perseverando siffattamente i cittadini, e stando fermo Carlo nel
disegno di ridurli senza battaglia, s’aprì una pratica per mezzo del
cardinal Ghepardo, ch’entrovvi, richiedente o richiesto (varian su di
ciò le istorie),1 e carico certamente di clemenze del papa e del
re; ma uom non era da maneggiarle con inganno. Il preso reggimento
portò che i cittadini l’accogliessero con onori di principe, come
legato del pontefice; onde fu condotto tra’ plausi alla cattedrale;
appresentategli le chiavi della città, e da Alaimo il baston del
comando. Pregavanlo prendesse lo stato nel nome della santa romana
Chiesa; desse un reggitore alla città; a questi pagherebbero i tributi
debiti al sovrano; ma lungi, lungi i Francesi; dalla terra della
Chiesa li scacciasse per Dio. A che Gherardo, secondo suoi mandati,
rispondea: gravissime lor peccata; pure la Chiesa richiamarli con
affetto di madre; a lui commesso di riconciliar
- ↑ Bart. de Neocastro tien la prima di queste opinioni; Giachetto Malespini, seguito dal Villani e dalla Cron. an. sic., la seconda; Saba Malaspina, senza dir nè l’uno nè l’altro, porta il fatto della venuta del cardinale a Messina.