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LA GUERRA

DEL

VESPRO SICILIANO.


CAPITOLO PRIMO.

Intendimento dell’opera. Viver civile del secolo XIII. Potenza della Chiesa e della corte di Roma. Condizioni d’Italia e dei reami di Sicilia e di Puglia infino alla metà del secolo. Federigo II imperatore, e papa Innocenzo IV.

La riputazione della forza, per la quale si tengon gli stati, mutabilissima è; donde avvien talvolta, che la cosa pubblica, quando più irreparabilmente sembra perduta, d’un tratto ristorasi, per virtù di principe, o impeto di popolo. Splendono allora egregi fatti in città e in oste, cresce a tanti doppi la potenza della nazione, e spezzansi ingiuriosi legami stranieri, si abbatte al di dentro una viziosa macchina, e in riforme salutari si assoda lo stato. Questa, al veder de’ savi, è la gloria vera delle genti. Questa è degna che si riduca spesso alla memoria loro, per francheggiare gli abbattuti e vergognosi animi. Del rimanente, che portan gli annali de’ popoli, se non disuguaglianza di leggi, o inefficacia e avarizia, atroci guerre, paci bugiarde, sedizioni, tirannidi, e sempre pochi che vogliono e fanno, moltissimi che si lagnan solo, e immolato il ben comune da contraria tendenza delle cupidigie