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146 | la guerra | [1282] |
Dolore e rabbia di Carlo all’annunzio della rivoluzione. Ordina la
passata in Sicilia, con l’esercito disposto alla guerra di Grecia.
Bolla del papa contro i ribelli; risposta loro, e legazione del
cardinal Gherardo da Parma. Preparamenti di Carlo, e de’ Messinesi.
Rotta dei nostri a Milazzo. Sbarco di re Carlo. Principî dell’assedio.
Pratiche del cardinale entrato in Messina. Assalti minori. Stormo
generale contro la città. Respinti i Francesi. Tentata la fede
d’Alaimo capitano del popolo di Messina. Aprile a settembre 1282.
A corte del papa, ebbe Carlo dall’arcivescovo di Morreale l’annunzio
della siciliana strage; che il colpì di presentimento di ruina, e fè
nascere in quel superbissimo animo, prima dell’ira stessa, una
disperata rassegnazione; ond’ei si volse tutto umile al cielo, e fù
udito pregare: «Sire Iddio! dappoi t’è piaciuto farmi avversa la mia
fortuna, piacciati che il mio calare sia a petitti passi1.»
Sopraccorse ansando a Napoli; e trovate le nuove del progredimento
della ribellione, diessi a furor bestiale, senza serbar contegno
alcuno di re. A gran passo misurava le stanze; forsennato, muto, torvo
agli sguardi, rodendo un bastone come cane in rabbia; finchè prese a
sfogarsi in parole: andrebbe, sì, gli parea mill’anni, andrebbe in
Sicilia a schiantar città, a bruciar contadi, a sterminare con orrendi
supplizi tutta la ribalda generazione; lascerebbe quello scoglio
spopolato, ignudo, esempio della giustizia d’un re, terrore alle età
più lontane. E i Siciliani, certo innocenti, ch’erano in Napoli per
cagion di commerci, furon costretti a nascondersi o fuggire. Intanto
- ↑
- Gio. Villani, lib. 7, cap. 61, 62. Queste son le parole, ch’egli mette in bocca a re Carlo.
- Cron. della cospirazione di Procida, loc. cit. pag. 265.
- Giach. Malespini, cap. 210.