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142 | la guerra | [1282] |
quando chi pensava accostarsi alla Chiesa più strettamente e ribadir gli ordini di repubblica, e chi chiamare alcun principe straniero con giusti patti1. Ma senza sangue, senza accanite fazioni ciò si trattava. Bello indi l’immaginare questa siciliana famiglia, rinata a vita novella, che senza gelosia, senza veleni d’interiore nimistà, fervea nell’opera della comune difesa, strigneasi ne’ consigli, adunava le forze, e pacata deliberava ad ordinare più stabile reggimento. Sperandosi durevole il presente, si pensò contar nuov’era dal gran fatto della rivoluzione; talchè in parecchi diplomi leggiamo l’intitolazione: «Al tempo del dominio della sacrosanta romana Chiesa e della felice repubblica, l’anno primo2.»
A Procida, alla congiura, come nel capitol dinanzi accennammo, davano alcune cronache l’onore di questa nobil riscossa; e l’han seguito i più, talchè istorie e tragedie e romanzi e ragionari d’altro non suonano ormai. Io sì il credea, finchè addentrandomi nelle ricerche di queste istorie, mi accorsi dell’errore. Degli autori primi d’esso, pochi sono contemporanei, gli altri qual più qual meno posteriori, tutti sospetti da studio di parte, e vizio manifesto in alcuni fatti. Ma i contemporanei di testimonianza più grave, e italiani e stranieri, alcuno de’ quali candidissimo, segnalato tra tutti Saba Malaspina, che fu pur marcio guelfo, e segretario di papa Martino, e informato meglio che niun altro de’ casi di Sicilia, dicono al più di vaghi
- ↑ Saba Malaspina, cont., pag. 359 e 360.
- ↑ * Diploma del 15 agosto 1282, recato dal Gallo, Annali di Messina, tom. II, pag. 131.
- Atto del 10 maggio 1282, cavato dal tabulario della chiesa di Messina, ne’ Mss. della Bibl. com. di Palermo, Q. q. H. 4, fog. 116.
- Diploma del..... 1282, ibid., fog. 117.