de’
comuni, che fu il vessillo sotto il quale la rivoluzione del vespro
occupò tutta l’isola. Convocato il popol di Palermo, assente a una
voce que’ patti; e per suo comando, i capitani e ’l consiglio della
città giuranti sul vangelo co’ legati di Corleone a dì tre aprile, e
stendonsi in forma d’atto pubblico1; promettendo anco Palermo
aiutar l’amica città alla distruzione del fortissimo castel di
Calatamauro2. Intanto un Bonifazio eletto capitan del popolo di
Corleone, con tremila uomini uscì a battere il paese d’intorno: dove
fur messi a ruba e a distruzione i poderi del re; domati all’uopo
della siciliana rivoluzione gli armenti che si nudriano con tanta cura
per l’esercito d’Oriente; espugnate le castella dei Francesi;
saccheggiate le case; e tanto spietata corse la strage, che al dir di
Saba Malaspina, parea ch’ogni uomo avesse a vendicar la morte d’un
padre, d’un fratello o d’un figlio; o fermamente credesse far cosa
grata a Dio a scannare un Francese3. Così
- ↑ Veggasi il documento IV. Corleone era città di molta importanza. Oltre le tante memorie che ne dà l’istoria, non è superfluo notare che addimandavasi di Corleone un antico ponte su l’Oreto, del quale gli avanzi ritengono l’antico nome, e si veggono a mezzo cammino a un di presso tra i novelli due ponti della Grazia e delle Teste. Si ricordi che nella distribuzione di moneta del 1279 (Docum. III), Corleone fu tassata poco men che il terzo di Palermo, e quasi al paro di Trapani. Questo rincalza la testimonianza del Malaspina pe’ 3,000 nomini che Corleone mandò in oste pochi giorni dopo il vespro.
- ↑ Castello a dieci o dodici miglia da Corleone, tra i comuni di Contessa e Santa Margherita; e or i contadini il chiamano Calatamaviri. Se ne veggono le rovine sulla sommità di un poggio di base triangolare, inaccessibile da due lati, aspro ed erto del terzo, che sta a cavaliere alla strada tra quei due comuni, a manca di chi dal primo vada al secondo. Due ordini di grosse mura cingeano per tutta la larghezza quella sola costa accessibile del monte; sorgea sulla cima una torre, della quale restan le vestigia, e sì delle case sparse ne’ due ricinti. Entro il secondo v’ha una cisterna capace, ben costruita, e ben conservata. Da tai ruderi si può anche argomentare la importanza di questa fortezza, che tenea in molto sospetto i vicini.
- ↑ Saba Malaspina, cont., pag. 356.