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[1281] | del vespro siciliano. | 103 |
parte francese i sospetti. Ma poco vi stette sopra re Carlo, che teneasi ormai secondo a Dio solo; onde sfogò con superbe parole: saper bene falso e sleale questo Pietro; ma nascondesse il segreto a sua posta, ei, Carlo d’Angiò, non curare sì picciol reame, nè principe sì mendico1.
E parendogli già sua la Grecia sospirata per dieci anni, smisurate forze apparecchiava: bandìa la guerra; e la croce prendea, la croce del ladrone, sclama Bartolomeo de Neocastro, non quella di Cristo2. L’afforzò il papa di scomuniche, e di danari; le prime contro il Paleologo e i Greci indurati nello scisma; i danari presi dalle decime ecclesiastiche, pretestandosi rivolte al racquisto di terrasanta le pie armi del re3. Si collegaron con esso i Veneziani, per brama di popol mercatante a tornar signore in quelle regioni sì commode a’ commerci: e forniano una flotta; e patteggiavano partizione de’ conquisti4. La Sicilia e la Puglia intanto s’empian di guerrieri: suonavano di preparamenti di guerra. Immensi materiali raccolgonsi nell’arsenal di Messina, e in altri porti dell’isola e di terraferma:
- ↑
- Cron. sic. della cospirazione di Procida, l. c., pag. 262.
- Ric. Malespini, cap. 208.
- Gio. Villani, lib. 7, cap. 60.
- Montaner, cap. 42, con qualche diversità. Al capitolo 49 porta come data da Pietro al conte di Pallars quella risposta del mozzar la mano sinistra se sapesse il segreto.
- ↑ Bart. de Neocastro, cap. 13.
- ↑
- Raynald, Ann. ecc. 1281, §. 25, e 1282, §§. 5, 8, 9, 10, e nota del Mansi al §. 13.
- Tolomeo da Lucca, in Muratori, R. I. S., tom. XI, pag. 1186.
- ↑
- Gio. Villani, lib. 7, cap. 57.
- Saba Malaspina, cont., pag. 350.