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[1278-80] | del vespro siciliano. | 101 |
armamento; se contro infedeli, proffersegli aiuti d’uomini e danari. S’avvolse allora in ambagi lo Spagnuolo: non accennare al re di Francia per certo, nè a suoi collegati: a chi, vedrebbesi ai fatti: ma prima, nol saprebbe persona al mondo: ch’ei s’armava senz’aiuti di niuno, onde a niuno dovea spiacere il silenzio. Somiglianti risposte ebber da lui il re di Majorca fratel suo, quel di Castiglia, quel d’Inghilterra1. Invano il ritentò più vivo Filippo, con mandargli anco moneta nel supposto dell’impresa contro i Mori2. Onde il re di Sicilia incerto pur dello scopo, inviò in Provenza Carlo figliuol suo principe di Salerno, in voce ad adunare armati per l’impresa d’Oriente, in realtà per vegliar da vicino, e guardare il paese3.
In questo momento la fortuna arrise a Carlo l’ultima volta. Tra que’ sospetti ch’egli avea di Pietro, ira contro il Paleologo, dispetto della nimistà del papa, vide trapassare il papa d’agosto milledugentottanta: e respirando, e non istando un attimo a pensarsela, se alla morte di Gregorio avea tant’osato a governare il conclave, or gittavasi ai più rotti partiti. Sommosse il popol di Viterbo, sì che traea fuor dal conclave tre cardinali di casa Orsina. Serrò il rimanente; tolse loro ogni cibo fuorchè pane e acqua4; e
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- Saba Malaspina, cont., pag. 342 a 345.
- Montaner, cap. 44, 45, 46, 47.
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- Ric. Malespini, cap. 208.
- Cron. sic. della cospirazione di Procida, pag. 261.
- ↑ Saba Malaspina, cont., pag. 345.
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- Saba Malaspina, cont., pag. 346.
- Ric. Malespini, cap. 207, e gli altri contemporanei citati dal Muratori, Ann. d’Italia, 1281.