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[1278-80] | del vespro siciliano. | 99 |
Riseppersi innanzi la morte di papa Niccolò gli appresti del re
d’Aragona. Era nei porti suoi e di Majorca una fervid’opra a
costruire, a spalmar galee e navi da trasporto; fabbricar armi; adunar
vittuaglie: scriveansi i marinai; si prometteano stipendi per un anno
a chi militar volesse a cavallo o a pie’: talchè per quanto Piero si
studiasse a far chetamente, il romore s’udiva da lungi. Onde i Mori di
Spagna e d’Affrica, avvezzi a questi aragonesi assalti,
affortificavansi alla meglio; nè stavan senza sospetto i cristiani
principi: tra i quali Carlo assai per tempo avvisò aversi a guardare
sì in questi domini italiani, e sì in Provenza; oppressa al paro,
vicina alla Spagna, e dai Catalani osteggiata altre volte1.
Apparecchiava Carlo in questa stagione la detta impresa di Soria; ma
non lasciò di munirsi in casa con forze navali, che guardasser le
costiere; e in Sicilia aumentò oltre il doppio le provvedigioni delle
regie fortezze2. Intanto bramoso d’investigar l’animo
dell’Aragonese,
- ↑
- Saba Malaspina, cont., pag. 342 a 345.
- Montaner, cap. 44, 45, 46, 47.
- ↑ Questi preparamenti son taciuti dagli storici contemporanei, che anzi accagionan Carlo di soverchio disprezzo. Ma ne’ registri della sua cancelleria trovansi date nel 1278 delle provvisioni che non si possono in alcun modo attribuire all’impresa di Soria. Perchè, lasciando i molti armamenti navali citati in questo capitolo, pag. 85, nota 2, che possono anche parer troppi, considerate le poche forze che in fatto andarono in Asia, leggiamo evidentemente ciò che ho detto nel testo, in due diplomi, l’un del 13 marzo sesta Ind. 1278, e l’altro del 6 agosto medesimo anno, r. arch. di Napoli, reg. di Carlo I segnato 1268, A, fog. 95 e 89.
Quel di marzo risguarda le galee destinate alla custodia delle marine di Principato e Terra di Lavoro; l’altro è per le provvedigioni di miglio nei castelli di Sicilia.
Il re comandava di aumentarle dal 1 settembre vegnente in questo modo:Fortezza di Messina da salme 112½ a 240 di Scaletta 20 » 48 di Milazzo 45 » di San Marco 30 » 99 di Odogrillo 27 » 55 Castel di Siracusa 27 » Palagio di Siracusa 9 » 60 Castel superiore di Taormina 27 » 77 Castello inferiore 22½ » 50 di Agosta 10½ » 57 di Cefalù 85½ » 325½ Palagio di Palermo 18 » 200 Castell’a mare di Palermo 29 » 100 di Licata 40 » 90 di Monteforte 27 » 104 di Vicari, che non avea provvedigione » » 50 di Caronia » » 27 di Castiglione » » 30 di Lentini » » 100 di Marineo » » 100 di Geraci » » 60 di San Filippo » » 100 di Caltanissetta » » 30 di Santo Mauro » » 30 di Avola » » 30 di Caltabellotta » » 30 Varie cose sono da notarsi in questo documento. La prima che non si vittovagliavano tutte le fortezze regie di Sicilia, ma a un di presso due terze parti delle medesime, tralasciandone molte sì in monte e sì in maremma. La seconda che per la provvedigione si preferiva il miglio al frumento; o per lo minor caro, o per lo minore rischio di ribollire e guastarsi. Lo stato delle fortezze regie sei anni innanzi si legge in un diploma del 3 maggio 1272 cavato anche dal r. archivio di Napoli e pubblicato dall’er. Michele Schiavo nelle memorie per la storia letteraria di Sicilia, tom. I, parte 3, pag. 49 e seg. In questo leggonsi oltre i notati nel diploma del 1278 che or ora trascrissi, i castelli di Rametta, San Fratello, Nicosia, Castrogiovanni, Mineo, Licodia, Modica, Garsiliato, Calatabiano, Corleone, Sciacca, Girgenti, Carini, Termini, Favignana, Camerata; ma vi mancano quelli di Odogrillo e Castiglione, e il castel disottano di Taormina. Si scerne di più dal diploma del 1272, che erano affidati alcuni a castellani col soldo di due tarì al giorno, altri a castellani scudieri col soldo di tarì uno e grana quattro, e vi erano _consergî_ col medesimo stipendio, e servienti con grana otto al giorno. La maggior forza de’ servienti, o vogliam dire soldati a pie’, era nei 1272 nelle fortezze di Messina, Castrogiovanni, Cefalù, e Nicosia. Ma nel 1278 par che si volesse adunare più gente in quelle di Cefalù, Palermo, Messina, Monteforte, Milazzo, Lentini, Marineo, San Filippo; nè la posizione geografica basta a spiegare questa mutazione di disegni militari. Forse gli umori delle popolazioni, lo stato delle fabbriche di queste fortezze, e altre circostanze meno a noi note vi contribuirono, e l’essersi dato in feudo (che di tutte non fu certamente) alcuna di quelle terre.