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86 | la guerra | [1277-81] |
l’Orsino, il quale sciolto d’ogni riguardo, maturava i colpi, e aspettava il destro a vibrarli1. Profonda intanto sembrava in tutta Europa la pace2.
D’altra parte altri elementi sorgeano a conturbarla. Costanza figliuola di Manfredi, sposa di Pietro re d’Aragona, pretendea, com’erede ultima degli Svevi, la corona di Sicilia e Puglia3; e Pietro salito sul trono lo stesso
- ↑ Da tutti gli storici contemporanei, e meglio dai fatti si ritrae
ciò manifestamente.
Si ricordino ancora i versi di Dante:- Però ti sta che tu se’ ben punito,
- E guarda ben la mal tolta moneta
- Ch’esser ti fece contro Carlo ardito.
_Inf_., c. 19. - ↑ Saba Malaspina, cont., pag. 339.
- ↑ Credeasi allora che i figli maschi di Manfredi fossero morti, perchè Carlo d’Angiò li tenea in carcere, forse con grandissimo segreto, accreditando la voce della morte, per toglier qualunque speranza ai partigiani di casa sveva. I figli di Manfredi eran bambini quando Carlo prese il regno; nè egli si volle bruttare di quattro assassinî di tal sorta, d’altronde non utili, e ben suppliti da una prigionia segretissima e sepolcrale. Così gli storici contemporanei portano spenta la discendenza maschile di Manfredi, e sol di lui rimasa Costanza, e la seguente sorella Beatrice, che fu liberata nel 1284 per la vittoria dell’armata siciliana nel golfo di Napoli. La diplomatica, la quale sovente corregge le tradizioni istoriche, ci ha mostrato che vivessero a lungo dopo la morte di Manfredi i suoi figliuoli Arrigo, Federigo ed Enzo. Alcuni istorici napoletani trassero dagli archivi di quel reame dei diplomi per gli alimenti che forniansi in carcere a quegli sventurati principi sotto il regno di Carlo II; e il Buscemi nella vita di Procida ne pubblicò uno dato di Melfi il 30 giugno settima Ind. (1294), nel quale, forse per errore di chi l’avea copiato da’ registri di Napoli, l’ultimo de’ giovanetti è chiamato Anselmo in vece di Enzo. Io mi sono avvenuto rifrustando que’ registri in due documenti, che sembranmi più importanti perchè attestano che i detti principi vivessero insino al 1299, e che allora si ordinasse di escirli dalla prigione, e liberi mandarli a Carlo II con un cavaliere. Ciò avvenne al tempo che Giacomo di Aragona aiutava gli Angioini contro il fratello Federigo e i Siciliani, e appunto pochi giorni anzi la sua vittoria del Capo d’Orlando; talchè sarebbe da congetturarsi che il re di Napoli volle far cosa grata a Giacomo, ch’ei cercava in tutti i modi a tenersi amico ed ausiliare. Ma par che quest’atto di generosità tosto si fosse dileguato, e che fossero tornati in altra prigione i figli di Manfredi. Giacomo andò via da Napoli poco men che nemico: e Carlo non avrebbe osato turbare il governo di Federigo in Sicilia con questi altri pretendenti, che poteano ben sollevare contro di lui lo stesso reame di Napoli.
I due citati diplomi del 1299 leggonsi, Docum. XXIX e XXX.