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patti era stata loro imposta, il tentativo di ricon- ciliazione con Carlo V, quando questi sul finire deir^tatp venne a Genova, era andato a^vuoto. Verso la metà di settembre V esercito imperiale condotto dal principe d'Orange aveva oltrepassato i confini del territorio fiorentino; le truppe pon- tificie lo rinforzavano ; Baccio Valori fiorentino, di famiglia insigne, era in quel campo commissario plenipotenziario del Papa. Cortona ed Arezzo, che trovavansi per la via, aprirono senza resistenza le porte. Mentre il nemico traversava lentamente il Valdarno, i cittadini stessi devastavano i ricchi contorni amenissimi della città: chiese e mona- steri, ville e poderi presso le porte andarono in fiamme. Piuttosto le volevano ridotte in macerie, che vòlte a prò del nemico. Nel summentovato giorno d' ottobre il campo fu piantato sulle colline popolate di case e d' oliveti^ che cingono a sud-est la città. Cinque giorni dopo, le artiglierie comin- ciarono a tuonare contro l'altura di San Miniato, ove il Buonarroti, costretto a lottare coir opposi- zione della stoltizia e del tradimento nullameno che coir esterno inimico, aveva trasformato la ba- silica deirundecimo. secolo in fortezza; la quale più che le altre opere di difesa proteggeva la sot- tostante città, e danneggiava gli assediatori e il vicino loi; campo. Né il pericolo ogni giorna cre- scente , né la perdita della maggior parte del do- minio, né le enormi contril^uzioni cui fu sotto-