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2 LA GIOVENTÙ DI CATERINA DE’ MEDICI


presentimenti. L’atto e il gesto di quella statua, la quale parlando non potrebbe significare di più, le hanno fatto dare il nome del Pensiero. È l’effigie di quel Lorenzo de’ Medici duca di Urbino, che fu rapito da una morte precoce.

Questo monumento, e l’altro dedicato a Giuliano duca di Nemours, che gli sta di fronte (in cui si ammira la statua della Notte, il più celebre lavoro forse della scultura moderna), sono d’una profonda significazione pel carattere del grande artista. Il quale ci lavorava malfermo di salute, e dolente, anzi disperato, della sorte della cara patria, costretta ad aprire per la terza volta le porte ai Medici, tre volte cacciati. Lavorava egli con una indefessità che gli rovinò la salute, ai monumenti di una famiglia, alla quale fin dalla fanciullezza molti vincoli lo stringevano: ei però non l’amava, perchè troppo gli era cara la libertà che da quella famiglia veniva oppressa. Mentre la sua mano infiacchita, ma pur sempre istancabile, trattava lo scarpello, ei manifestava nella pietra i sentimenti angosciosi, che commovevano l’animo suo; ai quali diede un altro sfogo più tardi in quei suoi versi bellissimi, che la Notte, sdegnosamente supplice, risponde a chi svegliar la voleva dal sonno.1

Chiunque consideri la mente e i casi di Michelangelo, e ne confronti la vita colle opere che uscirono dalla penna, dal pennello, dallo scar-