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XXIII
Vedrete pure i gemiti, i sospiri,
I tronchi detti male espressi ad arte,
Gli sguardi lusinghevoli, i deliri,
E se l’occhio volgete in ogni parte
Della gran Galleria, vedrete a onore,
In mille guise trasformato Amore.
XXIV
V’è quell’amore, che da noi si appella
Amore conciliato dà interesse,
Che pur troppo di Danea la bella
Il fatto a noi ben chiaramente espresse,
Che sol perdette il verginal decoro
Quando Giove cangiossi in pioggia d’oro.
XXV
Vi è l’amore de’ Nobili, che l’uso
Vuole per saggio, e leggiadria s’appella,
Galanteria, buon gusto, ma se il muso
Benchè sia in veste ricamata e bella
Vi pone il maledetto Diavolino,
Diventa anch’esso amor da Contadino.
XXVI
C’è l’Amore vestito da villano,
Cioè che tratta senza convenienza,
Col gomito, col pugno, e colla mano;
Vi è rivestito a mezza confidenza,
Che a taluni fa perder la ragione,
E termina ben spesso col bastone.