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XLVII


Onde la bella femmina svanisce,
    Levata l’arte, e resa alla natura
    La vaga forma subito sparisce,
    E si riduce tutta in nettatura,
    Il fianco ben formato se ne va,
    E ritorna qual prima un baccalà.

XLVIII


Eppure benchè noto a questi, e quelli
    L’arte l’inganno delle donne astute,
    Si ritrovan però dei pazzerelli
    Come molte riprove abbiamo avute,
    Ch’hanno fatto la fine dei Castrati
    Vivon cornuti, e muoiono scannati.

IL


Ma veramente questa è villania
    Signor Poeta degno di sassate
    Di porre in derision la Galleria
    Delle Donne, meglio che a voi badate,
    Io mi sento ripetere all’orecchio
    Ma forse in casa non avete specchio?

L


E in ciò non dite mal Donne mie care,
    Poichè ragiono con la febbre addosso,
    Ma rimedio non c’è che ci ho da fare?
    Ritirarmi dal detto ora non posso,
    Un’altra volta non la farò più,
    Per questa volta ormai fù qualche fù.