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80 | IV. I fondamenti sperimentali della teoria cinetica |
disciolta una sostanza, per es. zucchero. Ogni porzione del liquido contiene una corrispondente quantità di zucchero. Aggiungiamo dell’acqua con l’avvertenza che non si mescoli alla soluzione, ma ne resti separata per la diversa densità. Sarà come quando si fosse accresciuto il volume assegnato ad un gas: il gas si distribuisce uniformemente in tutto il volume. Così lo zucchero si diffonde in tutto il nuovo spazio in cui si può muovere, non ostante la differenza di densità, e va penetrando più o meno rapidamente nel nuovo volume di acqua aggiunto, e in poco tempo è distribuito uniformemente in tutta la massa dell’acqua.
Di più. Esercita una pressione sulle pareti appunto come farebbe il gas. Lo dimostrarono le esperienze del Pfeffer fin da1 1877. Sia un vaso poroso con una parete semipermeabile, tale cioè che permetta il passaggio dell’acqua ma non quella dello zucchero. Il vaso sia ripieno di soluzione e nella sua parte superiore comunichi con un tubo che finisca in un manometro ad aria libera, e si immerga in un recipiente di acqua. Il manometro segna una differenza di livello dovuta ad una pressione esercitata dalla soluzione. Se il vaso poroso comunicasse semplicemente con un tubo verticale aperto, la pressione che la soluzione esercita sulla parte semipermeabile provocherebbe una reazione che avrebbe per effetto una penetrazione di acqua attraverso quella parete, fino a formare un tale dislivello tra il liquido esterno e il livello della soluzione nel tubo che compensa quella reazione e misura la pressione della soluzione. Questa pressione è quella che prende il nome di pressione osmotica. Essa è proporzionale alla quantità di sostanza disciolta nell’unità di volume dell’acqua, ossia alla sua concentrazione. Appunto come in un gas la pressione che esso esercita è proporzionale, si può dire, alla sua concentrazione, o al numero di molecole che sono presenti nell’unità di volume.