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28 | II. Fatti ed ipotesi |
tamente dalla natura degli atomi è l’analisi spettroscopica.
Ogni specie di atomo è caratterizzato da uno spettro di emissione, ossia da un insieme di linee spettroscopiche con lunghezze d’onda perfettamente determinate, che accompagnano costantemente l’atomo di un determinato elemento, in modo tale da costituire il più preciso e sensibile metodo di analisi dei corpi.
Ogni atomo possiede un numero molto grande di linee spettrali. L’atomo di elio, che è uno dei gas più semplici conosciuti, ha uno spettro che contiene circa 100 linee spettrali. Quello dell’uranio ne contiene 4940. Un atomo di può dunque paragonare ad uno strumento musicale molto complesso che emette contemporaneamente centinaia di migliaia di note. Questa similitudine e del Rowland. In realtà perchè si abbia in uno spettro un certo numero di linee non si richiede che esistano altrettanti punti vibranti con periodo costante e determinato corrispondente alla frequenza propria di quelle linee. Un solo corpuscolo vibrante può dar luogo a più linee spettrali perchè la sua vibrazione viene decomposta dallo spettroscopio che funziona da analizzatore. Anzi quanto più una vibrazione è irregolare tanto più grande è il numero delle linee che essa produce nello spettro, perchè si può decomporre in un numero maggiore di componenti. Noi sappiamo ben poco del meccanismo che produce l’emissione di linee spettrali, ma la regolarità con cui il fenomeno si produce deve pure avere il suo fondamento nella regolarità del moto dei vibratori. Questa regolarità ci permette di fare interferire raggi che hanno differenza di cammino corrispondente a parecchie migliaia di lunghezze d’onda, e si ha così il modo di misurare una distanza relativamente grande contando le onde luminose che vi sono comprese. E questo a sua volta ha suggerito l’idea di misurare così il metro campione, appunto perchè la costanza dell’emissione di