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236 | X. La struttura degli atomi e delle molecole |
Il Thomson giunge così a questo risultato generale che il numero di elettroni contenuto in un atomo è proporzionale al peso atomico; anzi le prime due vie conducono a porre un numero di elettroni al peso atomico relativo.
La massa dell’atomo è di due specie: una parte è dovuta agli elettroni, ma questa è ancora molto piccola rispetto alla massa totale, l’altra deve esser connessa con un’elettricità positiva.
Secondo il Thomson la massa degli elettroni è tutta di origine elettromagnetica, non si può però ammettere che tutta la massa dell’atomo abbia la stessa origine, una parte di essa deve avere un’origine meccanica. Questa sarebbe la massa dell’etere trasportata dal corpuscolo. Il moto di questo si può paragonare a quello di un vortice che si trasporti in seno ad un liquido: l’anello vorticoso può essere molto sottile eppure trasportare una massa molto grande di liquido. Il vortice non si chiuderebbe su se stesso ma terminerebbe a due unità elettriche di segno opposto. La massa di etere trasportata dall’elettricità positiva è molto più grande di quella connessa con la negativa.
3. — L’atomo di Rutherford. — Il modello studiato dal Thomson non sembra spieghi sufficientemente i fenomeni che si verificano quando i raggi di una sostanza radiattiva attraversano di gas. Le particelle penetrano facilmente negli atomi, ne liberano uno o più elettroni, e talvolta attraversano gli atomi seguitando il loro cammino rettilineo, talvolta ne vengono fortemente deviati. Per dar ragione di questi fenomeni il Rutherford1 pensò che la massa elettrica positiva non potesse essere distribuita in una sfera omogenea in seno alla quale nuotassero gli elettroni, ma piuttosto
- ↑ Rutherford, Ph. M., vol. 21, p. 669 (1911).