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166 | VII. Teoria elettronica dei metalli |
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in cui è un coefficiente che dipende dalla natura del metallo. I valori trovati per sono spesso dell’ordine di ma le variazioni da un metallo all’altro sono molto grandi.
Il fenomeno di Hall è stato l’oggetto di molto studi dal 1879 in cui fu pubblicato, fino ad oggi. Lo stesso Hall, in una sua nota pubblicata qualche anno fa1, parla di una possibile spiegazione del suo fenomeno e di quello di Ettinghausen che lo accompagna. Ma ciò che egli dice è ancora soltanto un abbozzo di spiegazione, non è ancora una teoria del fenomeno, e presenta anche difficoltà non lievi.
L’effetto elettromagnetico di 1a specie produrrebbe senza dubbio uno spostamento delle masse elettriche, e quindi l’accumularsi di cariche positive in uno degli orli n. Si può calcolare l’intensità di questo spostamento seguendo i criteri della teoria elettronica generale, e si arriverebbe per la differenza di potenziale ad un valore espresso così
173) | . |
Questa espressione è del tipo della 172) che è data dalla esperienza. Ma le variazioni che l’esperienza ritrova per il coefficiente k di Hall, variazioni di segno e di grandezza, non appariscono affatto in questa ultima formola.
Il Thomson ha proposto una via di spiegazione. Egli dice che bisogna tener conto non soltanto dell’effetto che il campo magnetico produce sul cammino libero degli elettroni,
- ↑ H. E. Hall, Una possibile spiegazione del fenomeno di Hall e del fenomeno di Ettinghausen. Nuovo Cimento, Serie VI, vol. IX, p. 5 (1915).