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6 I. Note storiche sulle teorie della costituzione dei corpi


Ma i tre elementi di Ferecide cedettero presto posto ai quattro di Empedocle: l’aria, l’acqua, la terra, il fuoco, che regnarono come tali nella mente dei filosofi per più di venti secoli1. Però, la fortuna che essi ebbero, si deve, più che ad altro, al valore che diede loro le considerazioni del grande Aristotele che, come mente filosofica, non ha forse avuto l’eguale nel mondo.

Aristotele attribuiva a quegli elementi alcune proprietà speciali che li accompagnavano, e riconosceva nei corpi un doppio principio materiale e formale. Il secondo è quello che costituisce il corpo nella sua natura. Gli elementi materiali di Aristotele sono tramontati al sorgere delle nuove conoscenze sulla materia, ma i suoi princípi filosofici sulla natura dei corpi non tramontano.

Nel secolo quinto a. C. si fondava in Tracia una vera Scuola di filosofia naturale nella quale si cercava di esporre la struttura dei corpi e dar ragione delle loro proprietà e delle loro trasformazioni. Questa scuola diceva tutti i corpi essere costituiti da corpuscoli primordiali indivisibili e perciò atomi, infiniti in numero, ingeniti, incorruttibili, di forme diverse e agitati in un perpetuo moto. Il fondatore di questa vera Scuola atomistica fu Leucippo cui tennero dietro Democrito e Epicuro.

Una esposizione completa della teoria di questi filosi ci venne tramandata da Tito Lucrezio Caro nel suo poema didascalico De Rerum Natura. Eccone i punti principali.

I corpi sono composti di materia e di vuoto. La materia è formata di atomi. Gli atomi sono eterni2, esistevano prima che i corpi fossero formati, restano dopo il loro

  1. Il primo che ripudiasse veramente gli elementi di Aristotele fu il Boyle (1626-1691), che nella sua opera Chemista scepticus (1661) diede di elemento un concetto conforme a quello che oggi abbiamo.
  2. T. Tito Lucrezio Caro, De Rerum Natura, libro I, verso 156 e segg.