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122 | VI. I fenomeni della radiattività |
Le radiazioni primarie uscenti dai corpi radiattivi sono di tre specie e prendono il nome dalle prime lettere dell’alfabeto greco: raggi α, raggi β, raggi γ.
Lo studio di questi diversi raggi ha aperto un vasto campo di ricerche e di notizie sulla costituzione dei corpi in generale, e in specie dei corpi radiattivi stessi.
2. — Misure di radiattività. — L’intensità della radiattivita di una sostanza si può misurare in diversi modi secondo che si tien conto degli effetti chimici che essa produce, o degli effetti luminosi, o di quelli elettrici. Nel primo caso si espone una lastra fotografica all’azione dei raggi uscenti dalle sostanze che si vogliono studiare, e se ne determina l’intensità dell’annerimento in relazione col tempo di esposizione. Nel secondo caso si tien conto della luminosità che i raggi eccitano sul platinocianuro di bario, o sul solfuro di zinco, o sostanze analoghe. Questo metodo serve molto bene per la numerazione delle particelle α, come si dice altrove, ma all’infuori di questo si può dire che costituisce solo un metodo di ricerche qualitative.
Il metodo più adoperato e più esatto è quello elettrico, che si fonda sulla proprietà che hanno le radiazioni di ionizzare i gas e renderli così conduttori. Le radiazioni passando attraverso un gas liberano corpuscoli, dovuti ordinariamente alla frattura delle molecole; questi sono veicoli di elettricità, e in un campo elettrico, col loro moto, stabiliscono una corrente elettrica. Sono questi veicoli che prendono il nome di ioni. Il numero di ioni prodotti è proporzionale alla intensità della radiazione. D’altra parte la quantità di elettricità trasportata dai ioni è proporzionale al loro numero, quindi misure di quantità di elettricità, o di corrente elettrica ci possono rappresentare altrettante misure di intensità radiattiva.
Immaginiamo un condensatore C ad aria, in cui i due piatti