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I corpi radiattivi 121

conobbe proprietà analoghe nel torio, e s’accorse che alcune sostanze come la pechblenda, la calcolite, l’autunite, che contengono uranio e torio, emettevano raggi Becquerel molto più intensamente dell’uranio stesso e del torio. Pensò che dovessero contenere qualche sostanza più attiva, e in collaborazione di P. Curie1, e più tardi del Bemont2 riuscì ad isolare dapprima il polonio e poi un nuovo metallo al quale diedero il nome di radio appunto dalla proprietà caratteristica di emettere quelle radiazioni.

Il radio, che per allora fu estratto soltanto nei suoi sali, è stato da pochi anni isolato come elemento. È un metallo alcalino terroso, bianco brillante appena depositato, ma rapidamente annerisce per la formazione di un sale, forse un azoturo. Il suo peso atomico determinato definitivamente dalla Curie è di 226.5.

La proprietà del radio, e dei corpi analoghi, di emettere radiazioni fu detta radiattività. Gli effetti della radiattività sono molteplici:

effetti chimici — i raggi emessi dai corpi radiattivi sono capaci di impressionare una lastra fotografica, di ridurre il fosforo bianco a fosforo rosso, l’ossigeno ad ozono, e simili;

effetti luminosi, rendono fosforescenti molti corpi ma specialmente i solfuri alcalino terrosi. Inoltre i sali del radio divengono per se stessi luminosi. Sono anche capaci di provocare variazioni di colore in alcuni corpi, anche in pietre preziose;

effetti elettrici, rendono conduttore il gas in cui si trovano provocandone la ionizzazione;

effetti fisiologici, variabili, sopra le piante, e sulla pelle animale anche piaghe e bruciature.

  1. P. Curie e Sk. Curie, C. R., t. 127, p. 175 (1898).
  2. P. Curie, Sk. Curie et Bemont, C. R., t. 127, p. 1215 (1898).