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94 IV. I fondamenti sperimentali della teoria cinetica

dunque è la densità relativa delle particelle rispetto al fluido, tanto più piccole devono essere le dimensioni loro perchè se ne renda apprezzabile l’agitazione.

Questo concetto sulla natura dei moti browniani fu svolto e perfezionato de Delsaux e Carbonelle (1877) poi dal Gouy (1898) e più recentemente Einstein1 e Smoluchowrki 2 ne hanno dato la teoria.

Il Perrin3 infine ha sottoposto il concetto e la teoria al controllo sperimentale.

8. — Leggi dei moti browniani. — Gli studi sperimentali del Perrin confermarono la ipotesi della natura cinetica dei moti browniani.

Einstein aveva svolto la teoria di tali moti considerandoli appunto come analoghi ai fenomeni della teoria cinetica dei gas. Secondo tale concetto i moti browniani devono presentare la caratteristica di moti che non seguono nessuna legge, e per ciò stesso cadono sotto le leggi del calcolo delle probabilità.

L’Einstein ha portato le sue ricerche teoriche in un campo che solo era verificabile. Non è possibile studiare il moto dei granuli di Brown in modo da poterne determinare una velocità media, perchè i movimenti sono sì ripidi che, per quanto si rendano piccoli gli intervalli di tempo nei quali si osserva la posizione dei granuli, non è possibile calcolare il cammino fatto dal granulo in quel tempo. Ciò che è possibile calcolare è lo spostamento totale che subisce un granulo in un intervallo di tempo determinato, chiamando così la distanza tra la posizione iniziale del granulo e la posizione finale, o più esattamente, poi-

  1. Einstein, Drude’s Ann. 17, p. 549 — 19, p. 289, 371 (1906).
  2. M. v. Smoluchowski, Drude’s Ann. 21, p. 759 (1906).
  3. Perrin, C. R. 146, p. 967 — 147, p. 530, 594 e altrove.