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I moti browniani 93

si vedono le particelle è tale che anche uno sperimentatore poco esperto non può attribuirla a causa di natura elettrica; inoltre è stato anche sperimentalmente dimostrato dallo Svedberg1

Resta dunque che i moti siano dovuti agli urti molecolari. Immaginiamo la particella sospesa in mezzo alla massa fluida come sarebbe una sfera in mezzo ad una nebbia di proiettili che si lanciano in tutte le direzioni. In ogni istante arrivano sulla sfera un numero assai grande di proiettili, e se le dimensioni della sfera sono abbastanza grandi si può asserire, secondo i criteri delle probabilità, che ad ogni istante la distribuzione dei punti colpiti è uniforme su tutta la sua superfice; e allora le spinte che essa riceve in un senso sono neutralizzate da quelle che riceve in senso opposto e la risultante di tutte queste azioni è nulla. Ma quando il numero degli urti non è abbastanza grande da raggiungere l’uniformità di distribuzione, come quando la sfera sospesa non è sufficientemente grande, la somma di tutti gli urti non si annulla, e la sfera è sottoposta all’effetto di una risultante la cui direzione varia da un istante all’altro, la cui intensità, però, varierà solo entro piccoli limiti.

Si comprende come la mobilità delle particelle sospese in un fluido sarà tanto maggiore quanto minore e la loro massa, in modo tale che la loro agitazione si rende visibile solo quando sono sufficientemente piccole.

E la piccolezza delle particelle è anche richiesta da un altro fatto. Acciocchè queste restino sospese quando, come in generale avviene, la loro densità non è perfettamente eguale a quella del fluido in cui si trovano, è necessario che la forza di gravità sia vinta dagli urti molecolari. Quanto più grande

  1. The Svedberg, Studien zur Lehre von den kolloiden Lösungen. Upsala, 1907.