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trottava meglio delle altre. Essa fu sempre guidata dal macchinista Coppola, che l’aveva messa su ed era molto ben veduto dal Re, il quale sulla banchina della stazione di Napoli gli porgeva spesso la mano per il riverente bacio, prima di confidargli la vita. Il Coppola vive tuttora, dopo aver prestato per circa trent’anni un lodevole servizio nelle ferrovie italiane, e dopo aver dato nel figlio Enrico, direttore della Napoli-Baiano, un distinto specialista per l’esercizio economico delle ferrovie.


Senza campanelli di allarme nè segnali speciali, inventati dopo lungo tempo, il capo macchinista era sulla macchina indipendente affatto dalla volontà del Sovrano che viaggiava. Ciò non essendo di prammatica, si trovò modo di rimediarvi, facendo viaggiare un capo convoglio sul predellino della vettura reale, afferrato alla maniglia o passamano dello sportello. Il capomacchinista guardava continuamente quell’infelice, messo li per trasmettergli gli ordini reali, di rallentare o di accelerare la corsa o anche di fermare il treno. Era incaricato di tale pericoloso ufficio un tale Marcellino Belli, che un giorno vi rischiò la vita. Preso da capogiro, era per cadere sulla via, quando, per sua fortuna, avvedutosene uno del seguìto, lo sorresse e lo fece entrare nel vagone reale, dove fu confortato e poi promosso. Da allora si rinunziò al segnale umano.

Il luogo più adatto per ottenere favori e grazie da Ferdinando II, che si compiaceva di parlar con tutti e di tutto, era il marciapiede della stazione di Napoli nel momento della partenza del treno reale. Gl’impiegati della ferrovia erano tenuti in concetto di fedelissimi. Un giorno appunto, sul famoso marciapiede, i capisquadra dell’officina veicoli chiesero al Re di lasciar fare ad ognuno di loro un vagone di modello differente ad uso dei viaggiatori, e il Re, cui piacque l’idea barocca, ne concesse l’attuazione. Sarebbero stati più degni di museo che di ferrovie, quei tipi, forzatamente dissimili, che furono trovati ancora in costruzione nel 1860. Basterà citarne uno di forma ellittica, con sculture in legno all’esterno, con leoni, dalla cui bocca uscivano le aste dei respingenti: tutto costruito in noce e con ferramenta potrei dire cesellate. Fu compiuto, e servi poi per brevi gite del Re Vittorio Emanuele.

Le vetture reali sulla linea Napoli—Caserta erano tre, e poco