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componeva quadri che i forestieri compravano a prezzi rilevanti per quei tempi, ma che ora farebbero ridere, tanto modesti erano rispetto a quelli di oggi. Aveva inoltre una piccola famiglia di animali vivi, che erano i suoi modelli e i suoi migliori amici, come diceva lui. Filippo Palizzi è morto di recente a ottantun’anni compiuti, e l’ultimo suo lavoro fu un quadro per la chiesa di San Pietro di Vasto, sotto il quale scrisse, dopo averlo compiuto, queste parole:

“Oggi 16 giugno 1898 compio anni 80, e sto lavorando in questo quadro Ecce Agnus Dei, promesso in dono alla Chiesa di San Pietro del mio paese nativo, Vasto. Questa tela io eseguo con gran trasporto, e spero portarla a termine felicemente. Mi auguro che i miei concittadini l’accetteranno di buon grado e vorranno conservarla in memoria dell’affetto grande del loro concittadino Filippo Palizzi„. Ma fu in quegli anni tra il 1857 e il 1859, quando eseguì il bellissimo ritratto del fratello Giuseppe, ora conservato nel museo Filangieri, e i due quadri per la sala da bigliardo di Andrea Colonna, che il Palizzi raggiunse l’apice della sua rinomanza.


La scuola, alla quale il Palizzi appartenne, fu la ripercussione del movimento rivoluzionario dell’arte, iniziato in Francia dalla scuola detta del 1830, ed ebbe, in Napoli, campioni non trascurabili, come il Duclaire, il Pitloo, i Carelli, ma soprattutti Giacinto Gigante, che può considerarsene l’iniziatore, essendo stato precursore dello stesso Palizzi. Gli acquarelli del Gigante sono lavori da resistere al più severo esame critico. Disgraziatamente poco si conserva di lui, ma basta citare l’interno della cappella del tesoro del duomo di Napoli, quadro bellissimo che si ammira nella pinacoteca di Capodimonte.

Morto giovane, Giustino Fiocca lasciò fama di sè in opere idrauliche, in ponti e strade. Domenico Morelli, che trovavasi il 16 maggio al palazzo Lieto e fu ferito alla faccia, lavorò con tenace fede ed acquistò grande celebrità. Derivato anche lui dalla nuova scuola, se ne fece maestro, poichè ai principii naturalistici dell’arte nuova aggiunse un alto sentimento di poesia, il quale rivela l’artista assai più del pittore. La sua indole fantastica egli la esprimeva non solo nell’arte del dipingere, ma anche, vorrei dire, nel dipingere l’arte. Il suo aspetto, la sua ma-