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CAPITOLO III


Sommario: Esposizione artistica del 1859, paragonata a quella del 1855 — Pittori e scultori che vi presero parte — Il Bozzelli critico — Morelli, Maldarelli, Celentano, Mancinelli, Vertunni e Di Bartolo — Il conte di Siracusa e Alfonso Balzioo — Il pensionato di Roma e l’istituto di belle arti — I fratelli Palizzi e la scuola di Filippo — I morti e i superstiti — L’ordinamento degli scavi d’antichità e del Museo d’archeologia — Giuseppe Fiorelli e i suoi casi nel 1848 — Processato, imprigionato e destituito — Lavora in un negozio di asfaltista per campare la vita — Diviene segretario del conte di Siracusa — Quanto l’Italia gli deve! — Il prosciugamento del Fucino e il principe Torlonia — Varie vicende dell’opera — La medaglia di Vittorio Emanuele.


Nell’estate di quell’anno si tenne in Napoli un’esposizione di belle arti, che fu visitata il 3 ottobre, dal Re, dalla Regina e da tutta la Corte. Erano corsi quattro anni dalla mostra del 1856, inaugurata dal Re ai 30 di maggio, nelle sale del museo borbonico. Allora i lavori d’arte esposti superarono il numero di 800 e tra gli espositori principali ricordo Niccola Palizzi, uno dei tre fratelli di Filippo, Domenico Morelli, Alfonso Balzico, Federico Maldarelli, Saverio dell’Abbadessa, il Mancini, il Mancinelli, Bernardo Celentano, con due grandi quadri, San Stanislao Kostka infermo a morte, e Santo Stefano al sepolcro, dopo il martirio, nonché Biagio Molinari, ch’espose la Schiavitù degl’Israeliti in Egitto. Il soggetto di questo quadro era un’allegoria alle tristi condizioni politiche del Regno, suggeritagli da Alfonso Casanova, e del quale il Molinari era entrato in dimestichezza per mezzo del suo concittadino, amico e protettore Giuseppe Antonacci, ch’era cognato del Casanova, e dal quale fu acquistato il quadro. Molinari dipinse nel 1869, col valoroso Ignazio Perricci, gli affre-