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dell’agente piemontese, aveva fatto occupare la piazza del Castello e la piazza San Ferdinando da pattuglie di soldati e da numerose guardie di polizia. Il console di Sardegna, Eugenio Fasciotti, aveva fissato per Salmour un appartamento all’albergo d’Inghilterra, alla Riviera, a poca distanza dal Consolato e dalla Legazione sarda. Salmour giunse alle cinque di mattina, ed al Fasciotti, andato a riceverlo a bordo del battello, chiese che vi era di nuovo. “Tutto di buono, rispose il console; per onorare Vostra Eccellenza, il governo ha fatto uscire la truppa sulle piazze„. Salmour, difatti, andando all’albergo, vide i soldati e Fasciotti celiando gli spiegò il motivo per cui vi erano. Dal Gropello fu poi informato minutamente della vera condizione delle cose.


Il giorno stesso dell’arrivo di Salmour, Filangieri fu nominato presidente del Consiglio dei ministri. I rapporti di Filangieri coll’inviato sardo divennero, in breve, intimi, come divennero intimi con Brenier e col ministro d’Inghilterra, Elliot. La esistenza del Regno delle Due Sicilie era considerata dalla vecchia Europa come una garanzia di equilibrio e di pace, e dalle potenze occidentali come una necessità per sciogliere la questione italiana, che ogni giorno si veniva più complicando.

Ma da qual via e in qual modo vincere gli scrupoli e i dubbii del Re? Il programma era troppo ardito, o meglio il vaso era troppo grande, e lo spago per misurarlo così corto! Nel Consiglio dei ministri, Filangieri non poteva contare sopra una maggioranza favorevole alle sue idee, né con quel sistema politico le deliberazioni si prendevano a maggioranza o a minoranza tra i ministri. Al Filangieri aderivano i direttori Rosica, Casella e De Liguoro, ma piuttosto per affetto a lui; gli altri seguivano la vecchia scuola, che metteva capo al Carrascosa e al Troja, il quale, essendo consigliere di Stato, assisteva ai Consigli e vi aveva seguito. Filangieri capiva che era pericoloso portare così decisiva quistione nel Consiglio dei ministri e suggerì al Salmour di vedere il Troja, avendo questi grande autorità sul Sovrano e sui vecchi elementi della Corte: vedere il Troja e penetrame il pensiero, sia rispetto alle riforme, che all’alleanza e all’ardito disegno, maturatosi in quei giorni e attribuito a Napoleone, di allargare, se mai, i confini del Regno fino a Perugia e ad Ancona. Napoleone preferiva avere i napoletani a difesa del