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costumi delle provincie del Regno, dalle quali era rappresentata la nazione. La danza nazionale era la tarantella. Cantarono le signore Bendazzi, Fricci e Dory, il tenore Mazzoleni e il celebre Coletti, che riscosse maggiori applausi. Nel ballo si distinsero le ballerine sorelle Osmond e i ballerini Baracani e Walpot. I Sovrani restarono in teatro fino all’ultimo, e n’uscirono fragorosamente applauditi.

L’inno di Niccola Sole fu argomento di acerbe critiche, da parte dei letterati liberali, che non sapevano perdonare al vate lucano l’incomprensibile voltafaccia. Si disse che ve l’avesse costretto la polizia; si disse ch’egli fosse uno degli speranzosi nel nuovo Re e che potesse in lui, meridionalmente, più la vanità che la coerenza. Certo n’ebbe molte amarezze, perchè la Danza inaugurale non piacque, nè come musica, nè come poesia; e il poeta se ne accorò tanto, che, ritiratosi nel suo paesello nativo, vi mori, come si è detto, negli ultimi giorni di dicembre, non ancora quarantenne.

Nell’agosto il Re e la Regina andarono a Quisisana, e qui devo riferire uno degli aneddoti più caratteristici, circa la vita intima dei giovani Sovrani. Passarono a Quisisana l’agosto, e vi era con la Corte anche il padre Borrelli. Questi stando a Quisisana, invitò presso di sè il padre Eugenio Ferretti da Oria, intimo suo amico e scolopio egli pure. Avvenne che un giorno il padre Ferretti, uomo di timorata coscienza, stando solo nelle camere del padre Borrelli, sentì rumori e risa nella prossima camera, dalla quale lo separava un uscio chiuso. Vinto dalla curiosità, si mise a spiare, attraverso il buco della serratura, e che vide? Vide il Re, che, indossata una crinolina, rideva e saltellava attorno alla Regina, la quale rideva essa pure a crepapelle. La scena durò un momento, perchè, raccontava il padre Ferretti a un intimo suo, i Sovrani passarono subito in altra camera. Il padre Ferretti rivelava in grande confidenza quel che aveva visto, solo per convincere l’amico della bontà infantile di Francesco II, del quale era idolatra. Nel suo racconto non vi era punta malizia.


Il giorno 8 settembre, i Sovrani andarono a Piedigrotta e la festa riusci più solenne, ricorrendo in quel giorno l’onomastico della Regina. Il Re passò in rivista le truppe e la