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Napoli esulta di ben giusto orgoglio,
Giubila di letizia senza pari,
Vedendo il giovin Re salire al soglio,
Mentre la madre avviasi per gli altari.

Il giorno dopo, ci fu il solenne baciamano secondo le regole della più rigorosa etichetta di Corte. Fu un avvenimento per il mondo ufficiale e per l’aristocrazia, poiché da varii anni baciamani non ve n’erano stati più. Nella sala del trono, sotto il baldacchino, stavano i Sovrani, circondati dai principi, dagli alti dignitari, dai prelati e dalle dame di Corte: il Re, come di consueto, in uniforme di colonnello degli usseri e la Regina col manto e la corona. L’aspetto della sala, affollata di tante persone, che vestivano ricche divise e portavano Ordini cavallereschi d’ogni nazione e incedevano e s’inchinavano con gravità, era imponente davvero. Senonchè, a un tratto, su questa varietà di colori brillanti, cominciò a disegnarsi una lunga striscia nera, che dalla porta lentamente andava svolgendosi fino al trono. Era la magistratura, in toga e cappello alla don Basilio. Alla stranezza del contrasto e più alla comicità dello spettacolo, Maria Sofia scoppiò in una risata giovanilmente schietta, che presto si comunicò a tutti i presenti e particolarmente ai principi. Il riso è epidemico e non c’era verso di frenarlo, ne voltando la faccia, né facendo mostra di tossire. Fu la nota allegra della cerimonia. In questo primo baciamano, al sindaco ed al Corpo della città di Napoli venne tolto l’antico privilegio di tenere il capo coperto alla presenza dei Sovrani, come narrerò parlando più innanzi dell’ultimo Decurionato.


Alle otto pomeridiane del giorno 26, nell’appartamento della Regina, i Sovrani ricevettero le signore napoletane ammesse al baciamano, e alle nove andarono al San Carlo, dove vi era il grande spettacolo di gala, da lungo tempo preparato. Il teatro con i palchi adorni di rose e l’illuminazione quintuplicata, gremito di personaggi ufficiali in divisa, presentava tale uno spettacolo di magnificenza, che Maria Sofia ne rimase colpita. I Sovrani furono accolti da lungo applauso. Si cantò prima la Danza inaugurale di Niccola Sole, messa in musica da Mercadante, e si eseguì poi la danza nazionale del Giaquinto con i