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Durante la traversata, non vi furono a bordo refezioni, nè conversazioni. Nessuno osava rompere quel triste silenzio. Verso le dieci la Regina si ritirò in un camerino di coperta, e sdraiatasi sopra un sofà, accennò ad assopirsi, vestita com’era. Il comandante non ebbe il coraggio d’invitarla a ritirarsi in luogo più adatto, nè andò molto ch’ella fu vinta dal sonno. Il Re passeggiava con la testa china, solo; e il Criscuolo, per non disturbarlo, salì sul ponte di comando a fumare. Il mare era tranquillissimo. Verso mezzanotte, non sentendo più camminare il Re, Criscuolo chiese al cameriere Mirante: “Agostino, il Re dorme?„ — “„ egli rispose; ma, dopo pochi minuti, ecco riapparirlo, ed accostatosi al Criscuolo, gli disse: “Vincenzino, io credo che l’armata navale mi abbia interamente tradito, e quindi nessuna delle navi, da noi chiamate, ci seguirà a Gaeta„. Criscuolo, per confortarlo, gli rispose di non dividere tali apprensioni, mentre sapeva bene che neppure tutto l’equipaggio del Messaggero era completamente fedele, tanto che egli aveva dovuto ricorrere a qualche minaccia, perchè il fuochista e altri marinari facessero il loro dovere. Il Re aggiunse: “I napoletani non hanno voluto giudicarmi a ragion veduta; io però ho la coscienza di aver fatto sempre il mio dovere, ma però ad essi rimarranno solo gli occhi per piangere„. E ad alcune parole confortanti ripostegli da Criscuolo, soggiunse: “Io non so come il rimorso non uccide tutti quelli che mi hanno tradito; solo Dio, caro Vincenzino, potrà compensare la tua fedeltà; io però, dal canto mio, mai ti dimenticherò„. Poi gli chiese: “Dov' è la signora?„ e saputolo, si maravigliò che la Regina dormisse in quel camerino, dove a quell’ora doveva sentir freddo. “Andiamo, riprese, e persuadiamola a ritirarsi„. Entrarono infatti nel camerino, ma visto che la moglie dormiva, Francesco II non volle svegliarla; e solo, per difenderla dalla brezza notturna, si tolse un piccolo mantello, che aveva sulle spalle e glielo stese sopra. Erano le due dopo la mezzanotte.


All’alba del 7 settembre, Di Lorenzo e Rendina furono presentati da Cosenz a Garibaldi, che loro fece cordialissima accoglienza. Si parlò del prossimo arrivo del sindaco e del comandante della guardia nazionale, che Garibaldi era impaziente di vedere. Nè tardarono a giungere, accompagnati da Emilio Civita, segretario del Romano, da Domenico Fermante, capobatta-