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cacciatori bavaresi. A Cava, dove scesero, perchè ultimo limite della ferrovia, i due ufficiali videro bandiere e lampioncini tricolori, e seppero che Garibaldi era giunto a Salerno sin dalle cinque e aveva preso alloggio all’Intendenza. Arrivarono a Salerno che erano le dieci, e facendosi largo nella folla, la quale poco tempo prima aveva fatto scempio della statua di Ferdinando II, che era nel cortile del palazzo, furono ricevuti da Cosenz, perchè Garibaldi dormiva. Consegnarono la lettera a Cosenz, il quale disse loro di tornare fra due ore, per la risposta; tornarono e seppero che Garibaldi li avrebbe ricevuti l’indomani alle sei, e che intanto telegrafassero al sindaco e al comandante della guardia nazionale che il dittatore li attendeva al più presto, e partissero perciò immediatamente. Telegrafarono a Spinelli e ne ebbero in risposta che D’Alessandria e De Sauget sarebbero arrivati la mattina, di buon’ora. Garibaldi intanto telegrafò a Liborio Romano, in questi termini:


Al signor Ministro dell'Interno e della Polizia — Napoli.


Appena qui giunge il sindaco ed il comandante la Guardia Nazionale di Napoli, che attendo, io verrò fra voi. In questo solenne momento vi raccomando l’ordine e la tranquillità, che si addicono alla dignità di un popolo, il quale rientra deciso nella padronanza dei propri diritti.

Il dittatore delle Due Sicilie
Giuseppe Garibaldi.



Liborio Romano gli rispose col telegramma seguente:


All’invittissimo general Garibaldi, dittatore delle Due Sicilie, Liborio Romano, ministro dell’interno e polizia:

Con la maggior impazienza Napoli attende il suo arrivo per salutarla il Redentore d’Italia, e deporre nelle sue mani i poteri dello Stato e iproprii destini.

In questa aspettativa, io starò saldo a tutela dell’ordine e della tranquillità pubblica: la sua voce, già da me resa nota al popolo, è il più gran pegno del successo di tali assunti.

Mi attendo gli ulteriori ordini suoi, e sono con illimitato rispetto


Di Lei dittatore invittissimo
Liborio Romano.