Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/389


— 381 —

dritti antichi ed inconcussi, il Nostro Onore, l’interesse dei Nostri Eredi e successori, e più ancora quello dei Nostri amatissimi sudditi, ed altamente protestiamo contro tutti gli atti finora consumati e gli avvenimenti, che sonosi compiuti, o si compiranno in avvenire. Riserbiamo tutt’i nostri titoli e ragioni, sorgenti da Sacri incontrastabili diritti di successione, e dai trattati, e dichiariamo solennemente tutt’i mentovati avvenimenti e fatti nulli, irriti, e di niun valore, rassegnando per quel che Ci riguarda nelle mani dell’Onnipotente Iddio la Nostra causa e quella dei Nostri popoli, nella ferma coscienza di non aver avuto nel breve tempo del nostro Regno un sol pensiero, che non fosse stato consacrato al loro bene ed alla loro felicità. Le istituzioni che abbiamo loro irrevocabilmente garentito ne sono il pegno. Questa nostra protesta sarà da noi trasmessa a tutte le Corti; e vogliamo che, sottoscritta da Noi, munita del suggello delle nostre arme reali, e contrassegnata dal nostro ministro d’affari esteri, sia conservata ne’ nostri reali ministeri di Stato degli affari esteri, della Presidenza del Consiglio dei ministri, e di grazia e giustizia, come un monumento di opporre sempre la ragione e il dritto alla violenza e all’usurpazione.1

Napoli, 6 settembre 1860.

firmato: FRANCESCO


I rappresentanti delle potenze chiesero telegraficamente istruzioni ai rispettivi governi su quel che loro convenisse di fare, se lasciar Napoli e seguire il Re a Gaeta, o raggiungerlo. Il Bermudez aveva telegrafato che, se il governo non gli permetteva di seguire Francesco II come rappresentante della Spagna, lo avrebbe seguito come privato. Ebbe risposta di accompagnarlo, anzi di scortarlo coi due legni spagnuoli, ancorati nel porto. Tutti, com’è noto, tranne i ministri di Francia e d’Inghilterra, ebbero risposta di andare a Gaeta, e vi andarono difatti e vi restarono durante l’assedio. Bermudez s’imbarcò sul Colon, come si è detto, e partì il giorno stesso.

Tanto per non venir meno alla tradizione, i Sovrani ammisero al bacio della mano i presenti; ma la cerimonia parve una malinconica parodia di quegli splendidi baciamani, i quali ave-

  1. Questa è la versione italiana dell’importante documento, quale venne stampata allora. Il testo ufficiale, in francese, si trova pubblicato in: Gaëte, Documents officiels, Paris, 1861, pag. 1-3; ma questa versione in italiano, è una traduzione fedele, tranne qualche piccola variante di forma, del testo ufficiale.