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erano anche volontarii: Carlo Arrivabene e Antonio Gallenga, corrispondenti di giornali inglesi. Attraversando il resto della Calabria, sino al primo paese di Basilicata, che fu Rotonda, trovò la rivoluzione compiuta dappertutto. Fra i molti scrittori, i quali, più meno confusamente, descrissero quella marcia, vanno eccettuati Giacomo Racioppi e Michele Lacava, le cui narrazioni sono precise e documentate.
Da Rotonda, dove giunse il 2 settembre, Garibaldi scese alla marina di Scalea, dove s’imbarcò. Arrivò la sera del 3 a Sapri dov’era approdata, il giorno innanzi, la divisione di Rustow e Pianciani, la quale, ultima arrivata, divenne l’avanguardia dell’esercito garibaldino. Il giorno 4, il dittatore si fermò all’osteria del Fortino, presso Casalnuovo, dove ricevè Niccola Mignogna e Pietro Lacava, che lo salutarono a nome del governo provvisorio di Basilicata e gli portarono seimila ducati, in tante piastre e colonnati: somma che riusci gradita al Dittatore e fu spesa, quasi tutta, in sussidii ai soldati di Caldarelli, i quali, dopo la capitolazione di Cosenza, si ritiravano verso Napoli e, dopo una nuova capitolazione fatta con Garibaldi, deposero le armi. Mignogna e Lacava si unirono al dittatore, e con lui passarono la notte a Salerno ed entrarono il 7 settembre a Napoli, come si dirà. All’alba del 6 Garibaldi fu in Auletta, dove ricevè Giacinto Albini, altro prodittatore di Basilicata, e lo nominò governatore della stessa provincia, con pieni poteri. Ricevè pure Salvatore Tommasi e Raffaele Pirla, delegati del Comitato dell’Ordine, e Giuseppe Libertini, delegato del Comitato di Azione, i quali andarono da lui per ottenere ch’egli, arrivando a Napoli, prendesse consiglio e ispirazione dai rispettivi Comitati; ma Garibaldi, in quella guisa che a Casalnuovo, aveva nominato Bertani segretario generale della dittatura, da Auletta scrisse ai due Comitati di Napoli, come invito alla concordia, queste parole: “Ai signori Giuseppe Libertini, Raffaele Conforti, Giuseppe Pisanelli, Filippo Agresti, Cammillo Caracciolo di Bella, Giuseppe Ricciardi e Andrea Colonna: — Per il bene della causa dell’unità italiana, vi prego di riunirvi a comporre il Comitato unitario nazionale. Attendo ogni aiuto dal vostro illuminato e ardente patriottismo„. Libertini, Agresti e Ricciardi appartenevano al Comitato di Azione; Pisanelli, Caracciolo e Colonna, al Comitato dell’Ordine, e Raffaele Conforti a nessuno dei due, pur avendo la fidu-